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Nave “Diciotti”. Caritas Rimini pronta ad accogliere profughi eritrei

La Chiesa Italiana di fronte alla drammatica situazione dei profughi della nave della Marina Militare “U. Diciotti” e al prolungarsi del braccio di ferro politico, ha dato la sua disponibilità per sbloccare la condizione. Sono stati così accolti 100 migranti.
Si tratta in particolare di 92 uomini e 8 donne, tra cui 4 coppie, tutti eritrei.

La Caritas italiana, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana, sta coordinando la prima accoglienza e il trasferimento alle Diocesi dei 100 migranti della Nave Diciotti presi in carico dalla Cei perché, come ha dichiarato il Cardinal Bassetti: “Non potevamo assistere da spettatori a quanto accadeva o limitarci alle parole, agli appelli, ai proclami che lasciano il tempo che trovano”.

Tra la ventina di Diocesi (da nord a sud) che si sono offerte ad accogliere un piccolo numero di migranti, c’è anche la Diocesi di Rimini, che si è resa disponibile con una comunicazione formale alla Cei per l’accoglienza di due profughi della nave Diciotti.

“È un segno semplice, positivo e concreto di comunione da parte della nostra comunità cristiana, – ha detto il Vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi – una risposta umana e cristiana all’appello di Papa Francesco che, più volte e con passione e tenacia, ha chiesto di «aprire le porte ai nostri fratelli immigrati»”.

L’intera operazione sarà coperta integralmente dai fondi 8xMille messi a disposizione dalla Conferenza Episcopale Italiana, e si pone in continuità con un programma consolidato di accoglienza diffusa con cui la Chiesa Italiana, e anche la Diocesi di Rimini, ha accolto negli ultimi tre anni oltre 26mila migranti, spesso in famiglie e parrocchie, con il progetto “Protetto. Rifugiato a casa mia” e con i corridoi umanitari.

“Le storie che ci stanno raccontando, le sofferenze di queste vite, questi volti, ci interpellano. – commenta il direttore della Caritas Diocesana, Mario Galasso – Chi di noi non sogna un po’ di sollievo, pace e serenità? Pensiamo a queste persone, a questi 100 migranti eritrei a quanto hanno già troppo sofferto nel deserto, nelle carceri dei paesi di passaggio e, infine, in mare: abbiamo la responsabilità di fornirgli un punto di approdo dove possano ritrovare la speranza di un futuro possibile”.
Adesso è il momento di spegnere i riflettori, abbassare i toni e tornare a dimostrare l’umanità degli italiani e dei riminesi. Per questo la Diocesi di Rimini si è resa disponibile all’accoglienza di due profughi, che potrebbero sbarcare a Rimini già nelle prossime settimane. “Cerchiamo di leggere le migrazioni come «segno dei tempi» – prosegue Galasso – consapevoli che dobbiamo cambiare il nostro sguardo con uno più profondo, capace di andare oltre letture superficiali, uno sguardo capace di guardare «più lontano» e cerchi di individuare il perché del fenomeno e i suoi drammatici risvolti sulla vita di tante persone innocenti”.

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