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“Famosi in 7 giorni”, il film made in Riccione questa sera torna a casa

Una volta erano solo 15 i minuti di celebrità a cui si poteva aspirare un tipo comune, oggi le cose sono totalmente cambiate. Le persone vogliono arrivare a tutti i costi alla celebrità e mantenerla molto più di una manciata di minuti, anche senza un reale talento. È questo il tema di “Famosi in 7 giorni”, film girato in quel di Riccione da un regista 37 enne della Perla Verde, al suo debutto alla regia, che risponde al nome di Gianluca Vannucci. Il film, che è una “black comedy” in cui compaiono, tra gli altri, Andrea Roncato e Max Giusti, nonché lo stesso Vannucci, è stato girato a low budget, avvalendosi della collaborazione di alcuni sponsor della zona. E’ in progetto, in questo periodo, la presentazione in vari festival nazionali ed internazionali. L’uscita ufficiale è prevista in autunno, mentre questa sera avverrà la seconda anteprima nazionale con la presenza del regista e del cast (ore 21,15), dopo quella del 2 luglio, al cinema in Giardino, vicino alla biblioteca comunale di Riccione.

Gianluca Vannucci

Vannucci, che cos’è per lei la celebrità?

«La celebrità per me è quella condizione che porta, attraverso la tua presenza, le tue azioni ed opinioni, a poter influenzare la società, nel bene o nel male».

E il cinema?

«Rappresenta una forma di espressione artistica che negli ultimi 100 anni ha raccontato meglio l’uomo, la sua vita, le condizioni sociali e i dubbi esistenziali. Personalmente lo ritengo una delle cose che mi riesce meglio fare».

“Famosi in 7 giorni”, è il suo primo film da regista, giusto?

«Sì, esatto. Il film tratta di alcuni fatti realmente accaduti: l’argomento trattato nella pellicola narra di cose che sono all’ordine del giorno nel mondo dello spettacolo in Italia: i corsi di recitazione truffa».

Perché ha voluto girarlo proprio a Riccione?

«Perché mi piaceva l’idea di promuovere la mia città fuori stagione, e secondo me, il cinema è un ottimo mezzo per pubblicizzare un luogo. Sono decenni, oltretutto, che non viene narrato nulla a Riccione, cinematograficamente parlando».

Oltre a Roncato e Giusti, chi sono gli altri attori che compongono il cast?

«Veronica Benedetta Bitto, Andrea Porti, Francesco Parisi, Luigi Busignani, Stefano Fregni, Eleonora Bolla, Luciano Miele e Dany Greggio. Questi i principali, mi sono avvalso di una trentina di attori in totale».

Chi è stato ad aiutarla nella realizzazione?

«Germano Tarricone, che ha scritto la sceneggiatura ed è il produttore esecutivo del film. Senza di lui non sarei riuscito a fare il film. Poi in seconda battuta, Andrea Porti, carissimo amico e collega attore, che si è dato tanto da fare nell’organizzazione generale. Se ho iniziato a fare l’attore di professione, lo devo a lui. Mi ha fatto entrare nella mia prima agenzia a Roma».

Quanto sono durate le riprese?

«Le riprese sono durate un mese e la post-produzione fatta al centro sperimentale di cinematografia, 8 mesi. Come tutti i film a low budget, è stata una fatica enorme, mi sono anche spuntati un po’ di capelli bianchi… però ormai questo film è quasi come un figlio per me che non so ancora cosa sia essere genitore».

È molto complicato fare film oggi, soprattutto se si è agli esordi?

«Davvero tanto, perché è difficile ottenere credito sia economico che artistico. Sei molto sottovalutato e per creare qualcosa oltre a sognare tanto e crederci, devi spenderti dove ti conoscono per ottenere un po’ di credito. Fortunatamente, come attore, mi sono guadagnato abbastanza credibilità nella mia città, per metterci personalmente la faccia ed ottenere qualche sponsorizzazione».

Mi parli della proiezione di sabato…

«Sono molto onorato ed orgoglioso di presentare un’altra anteprima nella mia città, sento tanta responsabilità e un po’ di timore nel giudizio del pubblico, però posso ammettere che finalmente, ora che il film è chiuso, prevale la soddisfazione».

Quindi è contento di quello che è riuscito a fare in questo film?

«Sì, sono molto soddisfatto. Anche perché all’inizio le aspettative erano abbastanza basse, poi mano a mano la cosa si è ingigantita e fatta molto seria. Abbiamo avuto qualche piccola difficoltà e qualche sbavatura dovuta ai tempi stringenti delle riprese, però il risultato è a mio parere ottimo. Ci avrei messo la firma, lo scorso anno, per ottenere un prodotto che ritengo oggi più che dignitoso, con un budget che sta in rapporto 1/50 rispetto ai film italiani e lo dico con grande soddisfazione. Tutto il mio ringraziamento va alla troupe che è stata fantastica, agli attori, quasi tutti miei amici che ho scelto personalmente, e un team di post-produzione molto professionale e generoso».

Qual è il suo sogno nel cassetto?

«In questo momento ho tanti sogni e obiettivi, tuttavia se posso sbilanciarmi, dico che mi piacerebbe realizzare entro il 2019 il mio prossimo lavoro e iniziare a fare ogni due anni un film, soprattutto cimentandomi in generi diversi. Alla prossima pellicola ci sto già lavorando».

Nicola Luccarelli

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