Un’altra impresa di Nave Rimini, l’unità della Marina Militare specializzata nella localizzazione di mine e altri oggetti sui fondali, grazie a sofisticati sistemi sonar. Dopo 101 anni, il cacciamine ha individuato il relitto del sommergibile Guglielmotti, che fu protagonista di una dramma dimenticato della Prima Guerra Mondiale.
Il Gugliemotti, infatti alla sua prima uscita in mare dopo il varo agli ordini del comandante Guido Castiglioni, fu affondato per errore nelle acque di Capraia dal dragamine britannico Cyclamen, che lo aveva scambiato per un sommergibile tedesco. Il tragico errore costò la vita a 14 marinai, circa la metà dell’equipaggio italiano. Nel pieno della guerra contro Austria e Germania, su quella vicenda calò ovviamente il silenzio.
Ma la Marina militare non aveva dimenticato e ora il relitto è stato ora ritrovato durante un’esercitazione dei suoi cacciamine. Il primo indizio che il Guglielmotti si trovava proprio lì, adagiato sul fondale presso l’isola di Capraia a 400 metri di profondità, sono stati colti dal Gaeta. Ma è stata poi Nave Rimini a convalidare la scoperta, grazie al veicolo “multipluto” di cui è dotata e che ha permesso di scattare anche le prime immagini del sommergibile, accertandone l’identità.
“Il ritrovamento del sommergibile Guglielmotti – sottolinea lo Stato maggiore della Marina – conferma l’efficacia operativa dei nuovi veicoli subacquei in dotazione alla Marina militare capaci di operare a quote profonde e che potranno essere adoperati anche sui nuovi cacciamine che dovranno sostituire le ormai datate unità della classe Lerici/Gaeta. L’attività condotta dimostra come le capacità militari possono essere messe a disposizione della ricerca subacquea, anche per fini di ricostruzione storica, nell’ambito delle funzioni duali e complementari della Forza armata”. Questa nuova tecnica di investigazione “apre un nuovo capitolo sulle indagini a quote profonde ed amplia gli scenari (militari e non) nei quali, i cacciamine della Marina militare, possono operare in futuro inquadrandosi in un più ampio programma di esplorazione e ricerca dei nuovi fondali marini. La scoperta ha infine ridato voce al coraggio e alla dignità di quegli uomini che oltre cento anni fa servirono il Paese fino all’estremo sacrificio”.
Nave Rimini fa parte dei cacciamine Classe Lerici 2ª serie.Fu varata il 17 Settembre 1994 e consegnata alla Marina Militare Italiana da parte dei cantieri Navali Intermarine di Sarzana presso il molo Pagliari di La Spezia il 26 novembre 1996, alla presenza dell’allora sindaco di Rimini, Giuseppe Chicchi.
Il suo abituale porto di assegnazione è ancora La Spezia. E’ stata appositamente progettata per la localizzazione e la disattivazione/distruzione di mine navali. Per l’esecuzione di tali operazioni l’Unità è dotata di un sofisticato sistema sonar che può essere filato sino a 40 metri, e di due veicoli filoguidati (ROV – Remote Operated Vehicle), tramite i quali è possibile rilevare e investigare ogni oggetto che giace sui fondali marini sino a profondità di circa 600 metri.
Nel suo libro di bordo, fra l’altro, l’Operazione Alba Advanced Party nel Porto di Durazzo nel 1997, per costituire il corridoio umanitario per la popolazione albanese. Poi l’operazione Allied Harvest per la bonifica dagli ordigni esplosivi rilasciati durante la guerra del Kosovo in Mar Adriatico.
Dal 2016 nave Rimini ha condotto attività HOD (Historical Ordnance Disposal), ovvero di ricerca di mine storiche, contribuendo alla bonifica di un campo minato risalente al secondo conflitto mondiale nelle acque del Canale di Corfù, in Grecia. In ambito nazionale, nel maggio 2017, ha operato nel dispositivo Interforze che ha ha garantito la sicurezza del vertice G7 di Taormina. Numerose anche le collaborazioni con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con la Magistratura, con il Comune di La Maddalena, con l’Università e con altri Enti e Dicasteri dello Stato, tutti a vario titolo interessati ad esplorare le profondità marine con lo scopo di ricercare e investigare relitti di navi o aeromobili, reperti di interesse storico o qualunque altro oggetto giacente sui fondali, anche per scopi legati alla preservazione dell’ecosistema marino, sovente con finalità scientifiche.