“#lerbettapensiero.
Le perplessità sulla manifestazione denominata Summer Pride. Desidero esprimere forte perplessità rispetto al “Summer Pride” in programma per sabato. Perplessità che nasce da più considerazioni.
La prima riguarda la natura stessa di questo genere di manifestazione, sovente contrassegnate da volgarità e provocazioni che mal si conciliano con la più che legittima richiesta, da parte dei cittadini omosessuali, bisessuali e transgender, di non subire alcuna forma di discriminazione; sfugge infatti il nesso – sempre che un nesso vi sia – fra l’esibizione, anzi l’ostentazione della propria sessualità con corpi nudi o succinti e muscoli oliati messi in bella mostra e la richiesta di non essere trattati come “diversi”. La spettacolarizzazione del sesso, compreso quello di tendenza eterosessuale, offende il pudore e meraviglia che sfilate orientate allo scandalo siano consentite dalle istituzioni comunali e osannate come forma primaria di rivendicazione di uguaglianza Costituzionale. Ormai il senso originario di ricordo dei moti di Stonewall è molto lontana.
Una seconda ragione di perplessità deriva dall’opportunità stessa di un “Gay Pride”: a che serve? Forse a chiedere che la cattolica Italia sia meno “omofoba” e più tollerante? Fortunatamente il nostro Paese, su questo versante, è già all’avanguardia. Basti dire da noi l’omosessualità è stata depenalizzata nel lontano 1866 – ben prima dall’anglicana Gran Bretagna (1967), della Germania comunista (1968), della luterana Norvegia (1972) o d’Israele (1988) – e che un recentissimo studio a cura del Pew Research Center afferma che siamo addirittura l’ottavo Paese al mondo quanto ad accettazione sociale dell’omosessualità. Di recente anche la legge Cirinna’ ha riconosciuto le famiglie di fatto. A questo si aggiungano i dati dell’UNAR – acronimo che sta per Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – presso il quale esiste un numero verde per la segnalazione di presunti casi di “omofobia”; ebbene, nel 2012 le chiamate sono state 135 e che ad oggi le persone più discriminate lo sia per motivi razziali. Numero comunque non basso, ma non catastrofico e certo non da Paese “omofobo” o che abbisogni di norme “anti omofobia” giacché, oltre alla L. 25/6/1993 n. 20 contro i crimini d’odio, già vige il reato di ingiuria per chi lede l’onore di una persona (art. 594), la diffamazione (art. 595), la diffamazione per mezzo stampa (art. 596 bis) nonché l’aggravante comune per aver agito per motivi abietti o futili (art. 61).
Tornando dunque al “Summer Pride” di sabato, rimane da capire la ragione di una simile manifestazione. Se serve a chiedere più tolleranza, come abbiamo visto, sfonda una porta aperta. Lo stesso se serve a chiedere diritti per gli omosessuali conviventi, giacché questi diritti sono già presenti nel nostro ordinamento”.
Per queste ragioni, rammentando l’importanza di un adeguato contrasto alle discriminazioni e sottolineando l’assoluta importanza del rispetto per ogni persona, ritengo che il “Summer Pride” non solo non incoraggi alcuna forma di rispetto, ma ne sia, con le volgarità che notoriamente ospita, lampante negazione. Si può e si deve rivendicare i diritti ma l’ostentazione estrema anche volgare ottiene solo la divisione della cittadinanza in fazioni pro o contro non verso la richiesta del diritto ma verso il metodo estremo della richiesta. Mi sembra che la miopia della sinistra continui e che queste manifestazioni siano l’esempio: si insiste sui diritti civili e ci si dimentica dei diritti sociali ma così facendo ci si allontana dal popolo e si prepara la prossima disfatta elettorale”.