La Festa del Borgo San Giovanni, ha avuto un’anteprima ieri sera venerdì 20 luglio, nella piacevole Corte della Chiesa di San Giovanni Battista: ‘Sigismondo e il suo pittore Piero della Francesca tra Rimini e Montefeltro’.
Anticipata da due parole sulla Festa alla sua XIV edizione di Massimo Guidi, il Presidente Comitato Esercenti Borgo San Giovanni. Che annuncia il lieve slittamento della sua apertura ufficiale di quest’oggi, rinviata alla 19.00, poiché il Sindaco Gnassi, prima inaugura la passerella del Ponte di Tiberio.
E’ sempre affascinante ascoltare le narrazioni d’arte appassionate di Alessandro Giovanardi. Il protagonista è Piero della Francesca che nel 1451 dipinge e firma per Sigismondo Pandolfo Malatesta il grandioso affresco che lo ritrae in preghiera davanti al suo santo omonimo: Sigismondo re dei Burgundi. Piero della Francesca lo realizza per la sagrestia della Cappella di San Sigismondo nel Tempio Malatestiano (San Francesco): da una grata di quella cappella il Signore di Rimini assisteva agli uffici religiosi.
Il dipinto racchiude tutto il mondo filosofico, teologico e politico, a cui si ispirava la Signoria di Sigismondo. “Si tratta di un grande dipinto prospettico colmo di significati reconditi per la meditazione del Signore e della sua corte. Che apre una finestra nel muro ed esalta la magnanimità e lo splendore del Malatesta stesso alle funzioni simboliche, devozionali e liturgiche del Tempio. Assolutamente non pagano, ma dedicato da Sigismondo (sono sue le iniziali SI, non Sigismondo e Isotta come spesso è stato accreditato) alla Chiesa che il Signore di Rimini intendeva ingraziarsi – spiega Giovanardi – Egli è infatti accompagnato da due dei suoi levrieri, a simboleggiare la fede e la fedeltà del Malatesta, mentre da una finestra a clipeo si svela l’immagine di Castel Sismondo, offerto alla protezione del Santo.”
Prosegue Giovanardi: “E’ proprio leggendo con attenzione il dipinto che Piero esegue per il Malatesta che tramonta definitivamente l’accusa di paganesimo rivolta a Sigismondo e con essa l’idea del Tempio come luogo di figurazioni eretiche, occultistiche o gentilesche. Si tratta piuttosto di un grande libro scritto nella pietra dove sono intessute le tradizioni poetiche, filosofiche e religiose dei Greci e dei Romani a rafforzare il messaggio universale delle Scritture ebraiche e cristiane. Qui Platone e Plotino, Cicerone e Macrobio si intessono alla Bibbia e a san Dionigi, a sant’Agostino e san Francesco, a san Bonaventura e a Dante.
In contemporanea Piero è anche il pittore del più noto avversario di Sigismondo, Federico da Montefeltro, altro guerriero e raffinato signore del Rinascimento. E sempre, anche i dipinti che ritraggono il duca di Urbino “…contengono sottili messaggi allegorici d’intenso significato: religioso, politico e morale”, così conclude Alessandro Giovanardi la sua empatica lezione.