Patto Civico Oltre Riccione ha inviato un comunicato sulla situazione dell’area del Marano .
“La chiusura dei locali del Marano nel cuore della stagione estiva è una decisione del questore che stabilisce chiare e forti le responsabilità dell’amministrazione riccionese.
È palese ed evidente che al di là di qualsiasi opinione personale oggi abbiamo un’unica grande sconfitta: la città di Riccione.
Questa inibizione forzata è il simbolo del fallimento di ogni politica, se mai ce ne sia stata una, attuata nel contesto Marano; luogo che un tempo era il fulcro del divertimento della perla verde e che doveva produrre il cambio di passo da prodotto ormai “scaduto” a nuovo polo dell’intrattenimento riccionese.
Auspicio (vana promessa?) elettorale che si è trasformato in una involuzione inarrestabile fino a questo provvedimento di chiusura.
La cosa peggiore è l’imbarazzante staticità dell’amministrazione, che non riesce a pianificare ed organizzare un degno servizio di pattugliamento della città che rappresenta, ed al contempo continua a non porre rimedio agli errori di programmazione che ricadono sugli operatori riccionesi.
Ci sono famiglie e aziende che hanno cambiato la propria identità reinventandosi un prodotto alternativo proprio perché hanno creduto ed investito in quel territorio sulla scia delle promesse del caso: i danni economici e di immagine causati da un provvedimento del genere in una città come quella di Riccione in piena stagione turistica sono incalcolabili e il fatto che nessuno si preoccupi e continui allegramente a farsi dei selfie fa davvero paura.
Se a questo uniamo il paradossale scenario funereo e desolante che caratterizza il resto della città, silenziata, soppressa, ammutolita dai divieti senza condizioni decretati dal Palazzo, abbiamo un quadro davvero allarmante di quello che è diventata oggi Riccione.
Qui non si tratta più di fare un’ordinaria opposizione; qui c’è da salvare la nostra città, la città in cui tutti noi viviamo ed operiamo. Una città senza più identità, che i turisti per primi non riconoscono più. Una città in preda ai personalismi, ai favoritismi, alle fazioni, determinate da un modo di gestire la cosa pubblica che non è IL modo di gestire la cosa pubblica.
E senza uno straccio d’idea di città per il futuro.”