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Rimini: Coco agli Agostiniani, animazione moderna ed emozioni forti

Oggi lunedì 16 luglio, alle ore 21:30 presso la Corte degli Agostiniani, verrà proiettato Coco di Lee Unkrich e Adrian Molina, che si è aggiudicato l’Oscar per il miglior film d’animazione e per la miglior canzone, oltre ad aver trionfato anche al Golden Globe e ai BAFTA, e in molti altri Festival ancora.

Chi di voi non ha ritagliato delle forme di carta, da bambino? Non è un caso, infatti, se Coco inizi proprio coi papel picado, ovvero dei riquadri di carta ritagliata: come forbici in mano ad un bimbo, Coco è un’opera che usa un linguaggio tipicamente infantile, veicolando in realtà un messaggio tutt’altro che fanciullesco.

Un messaggio che ci riporta indietro nel tempo, e precisamente al 1926, quando le silhouette di carta di Lotte Reiniger si animarono ne Le avventure del Principe Achmed, dando vita al genere dell’animazione; ma al contempo Coco è un’opera in tutto e per tutto contemporanea, specie dal punto di vista tecnico, grazie allo stop-motion e alla computer grafica: un’evoluzione tecnologica che non dimentica dunque il suo passato, e come tutto sia cominciato.

E proprio questo sarà il compito del protagonista Miguel, non dimenticare: dopo l’abbandono subìto dalla bisnonna Coco da parte del padre musicista, nella famiglia Rivera la musica è ormai vietata da generazioni. Sarà durante il Día de los muertos (una festa in onore dei defunti, tipica della cultura messicana) che il piccolo Miguel, guidato proprio dalla sua innata inclinazione musicale, riuscirà a riportare in famiglia l’armonia che da tempo era stata perduta.

In una sorta di sequel di Inside Out, dove la ragazzina è qui diventata una nonna, il viaggio figurativo delle emozioni si carica di una valenza metaforica: nella mente di Mamá Coco, infatti, la memoria a lungo termine sta ormai svanendo per sempre; Miguel cercherà allora di salvare il ricordo più importante. Solo nell’aldilà Miguel può portare a termine questo compito, grazie alla musica e alla sua forza di evocare ricordi ed emozioni.

A suo tempo fu la musica a muovere le silhouette di carta della Reiniger, così come oggi è la chitarra di Miguel a scatenare le ossa di Héctor, il suo compagno di viaggio nella terra dei morti. Ecco perché a dare il titolo al film è proprio Mamá Coco: l’anziana protagonista è la chiave che, attraverso le melodie del passato, è in grado di dare armonia alle future generazioni; ed è solo durante il Día de los muertos che ciò può avvenire, mescolando morte, bambini e colori.

E Coco, in fondo, funziona nello stesso modo: proponendo un cinema d’animazione al passo con i tempi, guarda comunque al passato, alle sue origini, riuscendo contemporaneamente a fare leva su emozioni forti, e cercando nuovi testimoni della magia che solo questo genere può suscitare.

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Edoardo Bassetti

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