Fumata bianca sul ’passaggio’ di proprietà, ma resta la preoccupazione per i dipendenti che non saranno ricollocati subito e per i quali si apre un periodo di cassa integrazione straordinaria a zero ore. Si conclude il percorso sulla cessione dei 68 punti vendita del gruppo Mercatone Uno in amministrazione straordinaria.
Ad una settimana dall’intesa raggiunta per il passaggio di 55 punti vendita alla Shernon Holding Srl e di 2019 dipendenti, i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno siglato a Bologna con le direzioni societarie di Mercatone Uno e Cosmo SpA l’accordo sulla cessione dei 13 negozi tra cui quello di Cerasolo.
L’intesa contempla il trasferimento di complessivi 285 (inizialmente ne erano previsti 196) lavoratori che passeranno alle dipendenze del marchio abruzzese di moda low cost attivo in Italia ed all’estero con negozi ad insegna Globo, in regime di part-time a 24 ore settimanali. L’accordo sancisce un diritto di prelazione nelle future assunzioni riconosciuto ai lavoratori dei negozi oggetto di trasferimento esclusi dal passaggio. Globo SpA inserirà questa riserva tra le clausole contrattuali per la concessione in regime di fitto delle superfici di vendita riferibili a licenze non costituenti il core business aziendale.
Per i dipendenti gli effetti saranno immediati. Secondo quanto spiegato infatti i dipendenti di Mercatone Uno non trasferiti saranno collocati in cigs a zero ore fino al prossimo 13 gennaio, data entro la quale avrà efficacia la cessione.
Per il segretario nazionale della Fisascat Cisl Vincenzo Dell’Orefice, “l’intesa raggiunta ha permesso di innalzare il numero dei rapporti di lavoro che saranno trasferiti alle dipendenze della società cessionaria dalle 196 unità previste dalla proposta di acquisto vincolante già approvata dal ministero dello Sviluppo Economico a ben 285″. “Da qui in poi – ha aggiunto il sindacalista – è necessario concentrare le attenzioni non solo delle organizzazioni sindacali ma anche delle amministrazioni locali e centrali competenti per allestire soluzioni che consentano ai lavoratori non reimpiegati nell’ambito degli asset ceduti di riposizionarsi nel mercato del lavoro. L’opzione dell’assegno di ricollocazione, a condizione che ci siano le disponibilità da parte degli Enti regionali, potrebbe essere un istituto adatto a tale scopo”.