Il 9 febbraio 1983 si apre al teatro Novelli il XIII Congresso della Federazione riminese del Partito Comunista Italiano.
Colpo di scena: “Piccari prese subito la parola per annunciare che il Giudice Istruttore Vincenzo Andreucci aveva rinviato a giudizio 29 consiglieri comunali (22 per Pci, 5 del Psi e 2 del Pri) per interesse privato in atti d’ufficio. Secondo il Giudice Istruttore, con l’approvazione di due delibere, questi 29 consiglieri avrebbero cercato di favorire sei famiglie di contadini, concedendo loro di riscattare una parte dei poderi che coltivavano da diverse generazioni”. (Paolo Zaghini, fascicolo Valloni in “Questioni locali”, Istituto Storico della Resistenza).
Va a processo il 60% del consiglio comunale di Rimini, oltre al sindaco Zeno Zaffagnini insieme all’intera Giunta in carica nel 1980.
La sentenza di primo grado conferma l’accusa di interesse privato in atti d’ufficio e condanna gli imputati a sei mesi di reclusione e 500 mila lire di multa. Nove funzionari comunali vengono trasferiti o dànno le dimissioni.
In quello stesso 1983 Rimini ha il suo primo sindaco socialista eletto nel dopoguerra: Massimo Conti.
La sentenza definitiva sul “caso Valloni” arriva dieci anni dopo, nel 1993, in piena Tangentopoli: tutti gli imputati sono assolti “perché il fatto non sussiste”.