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8 luglio 1942 – Nasce a Verucchio il super manager Pier Luigi Celli

L’8 luglio 1942 nasce a Verucchio Pier Luigi Celli. 

Laureato in Sociologia, viene nominato direttore provinciale per la formazione dell’Enaip del Trentino Alto Adige e, dal 1974 al 1978, ricopre lo stesso incarico alla provincia autonoma di Bolzano. Entrato nel gruppo Eni nel 1978, gli vengono assegnati incarichi di marketing, formazione manageriale, organizzazione e sistemi e soprattutto gestione, organizzazione e formazione delle risorse umane.

Nel 1993 viene nominato responsabile del personale Rai. È poi manager di Olivetti Corporate ed Enel. Ricopre ruoli fondamentali nello start up di nuove attività per la telefonia mobile – Wind e Omnitel.

Nel 1998 diviene direttore generale della Rai.

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 Si dimette l’8 febbraio 2001 con una lettera di tre righe: «Io non volevo una Rai schierata prima delle urne, convinto com’ero che l’equilibrio avrebbe giovato anche al centrosinistra. Vidi invece un grande attivismo di Roberto Zaccaria l’allora presidente Rai nato a Rimini, ndr – che convocava direttori e autori di programmi. Mandai uno, due, tre segnali. Poi me ne andai». Per non farlo passare alla concorrenza, la Rai gli concede una buonuscita di 1,2 miliardi di lire ovvero tanto quanto avrebbe ricevuto se avesse portato a termine il suo mandato.

Le elezioni del 2001 si svolgono poi il 13 maggio e vedono la vittoria di Silvio Berlusconi con la Casa delle Libertà, che raggiunge il 49,56% dei voti contro L’Ulivo di Francesco Rutelli (35,08 %) e il Partito della Rifondazione Comunista di Fausto Bertinotti (5,03 %).

Nel 2001 Celli è alla guida del gruppo Ipse 2000, società di telefonia per l‘UMTS; nel 2003 è capo delle relazioni istituzionali e della comunicazione di Unicredito e nel 2005 è direttore generale dell’università Luiss “Guido Carli” di Roma .  Dal dal 4 maggio 2012 al 16 giugno 2014 è presidente dell’Enit.

Autore di diversi saggi, tra cui L’impresa (Sperling e Kupfer, 1993), Nascita e morte di un’impresa in 42 lettere (Sellerio, 2003), raccolta di 42 mail scambiate col personale durante l’impresa IPSE 2000, Impresa e classi dirigenti (Baldini Castoldi Dalai, 2004), L’impresa con l’anima, (con Mario Grasso, Baldini Castoldi Dalai, 2005), Altri esercizi di pentimento (Aliberti, 2008). E titoli che sono tutto un programma: “I capi: l’arte del comando spiegata al popolo” (con Franco Gonella, Roma, Castelvecchi, 1996), “Breviario di cinismo ben temperato” (presentazione di Domenico De Masi, Roma, Fazi, 2002), “Comandare è fottere: manuale politicamente scorretto per aspiranti carrieristi di successo” (Milano, Mondadori, 2008).

Il 30 novembre 2009, in una lettera aperta su La Repubblica intitolata “Figlio mio lascia questo paese”, esorta il suo secondogenito Mattia a cercare fortuna altrove. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli risponde il 3 dicembre con il messaggio ai giovani: “Non andatevene, l’Italia può crescere”.

Scrive in quell’occasione Aldo Grasso sul Corriere della Sera: «Bisognerebbe mettere una moratoria all’espediente retorico della “lettera aperta al figlio”. Dopo Father and Son di Cat Stevens non se ne può più: è un esercizio stilistico riprovevole e banale, è la presunzione di essere al centro dell’universo, è fare del male alla propria creatura. E dopo una lettera di Pierluigi Celli al figlio, il suddetto è diventato lo zimbello della Rete, ha dovuto sopportare ogni tipo di insulto e di insinuazione».

Lascia l’incarico di direttore generale della Luiss il 5 luglio 2013 per andare in Unipol, come Senior Advisor dell’Amministratore Delegato.

Dal 2014 è Senior Advisor dell’Amministratore Delegato di Poste Italiane.

È membro del Consiglio di Amministrazione di La Perla e Illy, dove fa parte anche del Comitato Esecutivo.

L’ultimo titolo pubblicato è del 2019: “Il potere, la carriera e la vita”.

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