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8 giugno 1964, uragano in riviera

Nel tardo pomeriggio  dell’8 giugno 1964, esattamente 54 anni fa, un autentico uragano investì la costa romagnola da Cesenatico a Cattolica ed anche più in giù fino ad Ancona. Da Cesenatico a Cattolica in spiaggia era un’ininterrotta teoria di macerie.

Qualche giorno dopo, io ero un bambino, ero venuto al mare a Rimini ospite degli zii ed in via Pascoli ho visto anch’io qualche platano divelto, quelli con i tronchi meno larghi. In bella vista c’erano le radici delle piante.

Dal Grand Hotel di Rimini dove alloggiava, un giornalista raccontò di aver visto quel giorno le raffiche di vento levarsi potentissime e verso le 19 un’onda di 2 metri riversarsi sulla spiaggia devastando gli stabilimenti balneari e negozi e ristoranti posti in prima linea.
La stessa cosa era più o meno successa su tutto il litorale da Bellaria a Cattolica.

I danni della tromba d’aria dell’8 giugno 1964 a Riccione

Fin dove colpì l’uragano, si stima che i danni ammontassero a circa due miliardi di lire di allora. Per farsi un’idea, allora 100 mila lire al mese erano erano un ottimo stipendio.

Purtroppo ci fu anche qualche morto, nel riminese, a Cattolica poi non so dove ancora.

L’amico Walter che ancora oggi gestisce un bar a Rimini Centro di cui sono cliente, viveva quella volta a Riccione, aveva 18 anni e lavorava d’estate come cameriere
in un bar della centralissima viale Dante. Racconta che il pomeriggio di quell’8 giugno 1964 ad un certo momento dal bar videro venire su tutti i bagnanti dalla spiaggia, in ciabatte, coperti alla buona, con le borse piene di roba da mare e con gli asciugamani buttati sulle spalle. Erano stati i bagnini che avevano detto loro di andare via subito perché avevano visto il cielo plumbeo sul mare, il vento che si alzava in maniera progressiva ed il mare che era già diventato molto ondoso.

La spiaggia di Cattolica dopo l’uragano

Poi fu un’apocalisse.
La furia cieca dell’uragano sulla costa romagnola si spense solo verso le ore 22.

Racconta sempre Walter che in viale Ceccarini e via Dante c’era mezzo metro d’acqua e galleggiavano tronconi di mosconi spezzati dalla furia del vento.
Uno scenario sconvolgente. Il porto di Riccione era stato molto colpito ed una pesante draga di con lo scafo in acciaio che era lì per dei lavori era stata sollevata dall’acqua e adagiata sul marciapiede vicino.

Walter continua il racconto dicendo che la mattina dopo i riccionesi che non volevano rimanere in casa ed i turisti che non volevano rimanere in albergo andavano a vedere i danni fatti dall’uragano in spiaggia e nelle strade adiacenti. Poi andavano nei bar per consumare caffè, cappuccini e per fare concitati racconti
e commenti tra loro. Solo che non era stata ancora ripristinata la corrente elettrica e le macchine da caffè erano tutte ad alimentazione elettrica.
Quindi i bar non erano in grado di fare caffè e cappuccini a nessuno.

Tutti meno il bar dove Walter lavorava, perché aveva come macchina da caffè una “Gaggia” a 5 leve. Quella macchina andava a gas ed era collegata ad una bombola.
Sparsasi la voce, era tutto un via vai di persone in quel bar di viale Dante. Quel giorno, racconta sempre Walter, consumarono 21 lt. di latte per servire caffè macchiati, bicchieri di latte caldo e cappuccini.

Viserba il giorno dopo il fortunale

A Riccione già dal giorno successivo all’uragano i turisti tedeschi erano andati in spiaggia ad aiutare i bagnini per la sistemazione provvisoria degli stabilimenti balneari dove stavano. Poi, i bagnini riconoscenti al momento della partenza fecero a quei turisti dei grossi sconti su quello che dovevano pagare per il loro precedente affitto
di ombrelloni e sdrai.

8 giugno 1964, una data da ricordare.

Gaetano Dini

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