“Ah, ma allora Dio esiste!”. Questa esclamazione fa parte della nostra cultura popolare. La si pronuncia quando accade un qualcosa che rende giustizia ad un torto o ad un’ingiusta vessazione subita. E più in generale quando nella vita le cose prendono finalmente una piega favorevole dopo un periodo buio.
Confesso che questo ho pensato stamane. Leggendo alcuni articoli di giornale. Nell’ordine. Un nuovo possibile referendum sulla Brexit. La caduta di un altro muro grillino. Il richiamo della foresta del lupo felpato. Le lacrime della Sarti. Una possibile rinascita degli zombie.
Pare che gli inglesi abbiano capito che uscire dalla UE è molto più complicato che entrarci. E che uscirne e starne fuori ha un prezzo da pagare molto alto. Nell’immediato (cash) e nel futuro (perdita di competitività economica e finanziaria). Da qui l’ipotesi di un nuovo referendum…
Detto questo resta il fatto che l’Europa ha bisogno dell’Inghilterra. Non tanto e solo questa UE, ma soprattutto quella che dobbiamo costruire. Per renderla più forte ed inclusiva. Vista l’imminenza della topica scadenza di maggio non sarebbe male che gli europeisti proponessero al popolo britannico una piattaforma programmatica da discutere insieme. Insomma tendere una mano per far sentire gli inglesi a casa loro. Nella nuova dimora ristrutturata. Utopia? Forse.
Dopo le batoste abruzzesi e sarde nei grillini sta maturando l’idea che nelle elezioni locali qualche alleanza con liste più o meno civiche non guasterebbe. E’ l’ennesimo muro che crolla. L’ILVA rimane aperta, il TIP (gasdotto) si farà, la Tav (forse), l’uno vale uno (se non si tratta di Salvini), il reddito di cittadinanza (decurtato e problematico), un solo mandato…
I complotti e le manine sono giustificazioni logore. Dall’esterno risulta ovvio che questo é il prezzo che si paga quando passi dai banchi dell’opposizione al governo. Quando la realtà subentra ai sogni e alle promesse irrealizzabili. Temo però che ci vorranno altre sberle (europee?) per accettare queste scomode verità. E soprattutto viste l’arroganza e l’incompetenza di questa leadership grillina che danno vita a pretestuose e risibili giustificazione alla perdita dei consensi .
Il leader del Carroccio non ha di questi problemi. Anzi su tante questioni è lui il problema in casa grillina. Ma il richiamo della foresta si fa sempre più potente e la foglia di fico dell’immigrazione non durerà a lungo. Le componenti del modo del lavoro manifestano sempre di più il loro malessere per le infrastrutture e gli investimenti bloccati, per la richiesta di una maggiore autonomia delle tre più regioni del nord, per l’incombenza di una manovra correttiva che porterà o all’aumento dell’IVA o ad una patrimoniale.
La Sarti ha pianto. E ha rassegnato le sue dimissioni dalla presidenza della Commissione giustizia. Le lacrime fanno da contraltare alla faccia ghignosa, agli insulti urlati in faccia agli avversari politici, in particolare a quelli del PD. Spero che questa comprensibile crisi emotiva sia per lei fonte di riflessione profonda. Dalla quale possa emergere che dall’astio rancoroso, anticamera dell’odio, non possa mai derivare niente di buono. Per sé Per il Paese che governi.
Domenica 3 marzo ci saranno le primarie per l’elezione del nuovo segretario del PD. Speriamo che quel vento che ha portato un po’ di ossigeno alla stagnante atmosfera del Centro sinistra soffi ancora, e porti una soddisfacente partecipazione alle urne. Al di là di chi vincerà. E soprattutto che una volta eletto il segretario non si ricominci di nuovo a litigare tra noi.
Giorgio Grossi