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29 novembre 1954 – Il sindaco di Rimini è cacciato dal Prefetto

Il 29 novembre 1954 un decreto del Prefetto di Forlì sospende il Sindaco di Rimini, Walter Ceccaroni, «per motivi di ordine pubblico». 

Walter Ceccaroni

Si apre così una vicenda che segnerà a lungo la vita politica riminese, fino ad arrivare alla ribalta nazionale. Una storia emblematica di come si svolgeva la lotta politica in Italia durante la Guerra Fredda.

Non è la prima volta che accade. Già nel 1949 il Sindaco Ceccaroni era stato sospeso per la contestazione di un’irregolarità contabile in materia di dazio, ma il provvedimento era stato revocato dopo pochi mesi. Questa seconda rimozione è invece più grave.

Il Prefetto contesta al Sindaco di aver condotto una protratta attività contraria alla sicurezza sociale, volta a costituire un “pericoloso stato di tensione ed eccitazione” nei riguardi dell’opinione pubblica.

Primi anni ’50. Da destra Veniero Accreman, Walter Ceccaroni

Cos’era successo? «In un articolo apparso ne L’Unità del 3 novembre 1954 – scrivono Davide Bagnaresi e Gianluca Calbucci in “Walter Ceccaroni, 1949-1970”Ceccaroni fornì un resoconto circa la situazione e lo stato dei lavori relativi alla viabilità a Rimini. Nel testo si evidenzia come la realizzazione dei progetti sia stata interrotta a metà a causa dei mancati finanziamenti governativi, insinuando che questi dipendessero da “preordinati ritardi della Prefettura”. Allo scopo di sollecitare un intervento delle autorità preposte per porre fine a questa situazione di inerzia, il Sindaco propose e attuò diverse soluzioni. In prima persona tenne conferenze stampa accusatorie alla presenza dei rappresentanti dei partiti politici e degli organi di informazione e si rifiutò, su invito del Prefetto, di motivare per iscritto le sue dichiarazioni».

Ricapitolando, nell’Italia repubblicana e democratica del 1954 un sindaco – eletto dai cittadini – non si deve permettere di esprimere un’opinione sull’operato del prefetto – nominato dal governo centrale – e anzi deve a lui delle spiegazioni.

Il 3 dicembre la Camera del Lavoro indice un sciopero generale contro la sospensione del Sindaco e a sostegno del piano di emergenza di opere pubbliche che Ceccaroni voleva realizzare entro l’inverno: quelle opere cui la Prefettura avrebbe opposto mille ostacoli, a iniziare dai tempi lunghissimi per l’approvazione delle delibere.

Iniziativa elettorale del PCI riminese per le elezioni amministrative del 27 maggio 1951. Al microfono Walter Ceccaroni. Da destra (…), Nicola Pagliarani, Giancarlo Zanuccoli, (…)

La risposta dello Stato è durissima: il 23 dicembre un decreto del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, su proposta del Presidente del Consiglio e ministro degli Interni Mario Scelba, scioglie il Consiglio Comunale di Rimini.

L’atto avviene dopo un’ispezione del vice Prefetto Schiavo, in cui si accusa l’amministrazione di aver tenuto una condotta «molto dannosa», faziosa e demagogica: come l’aver ridotto le tariffe comunali, aver aumentato il numero degli assistiti e il non aver proceduto a licenziare personale che il vice Prefetto ritiene di troppo.

Ma non basta. Nonostante l’azzeramento dell’amministrazione comunale il capo del Governo di nuovo segnala«concreti prodromi di serio turbamento dell’ordine pubblico che possono degenerare assumendo aspetti di particolare gravità».

Mario Scelba (a sinistra) giura per il suo governo di fronte al Presidente della Repubblica Luigi Einaudi

Il 24 dicembre, pertanto, Scelba propone un decreto, poi approvato, per cui Walter Ceccaroni non può essere rieletto per almeno tre anni. E intanto viene nominato un commissario straordinario, proprio nella persona del vice Prefetto Renato Schiavo.

In un clima sempre più incandescente, Rimini diventa un caso nazionale.

Il Partito Comunista denuncia che questa «prepotenza autoritaria» è diretta emanazione di un Governo democristiano. Gli articoli dell’Unità si susseguono ad assemblee e manifestazioni. Il 6 febbraio 1955 il senatore comunista Umberto Terracini tiene a Rimini un comizio contro lo scioglimento del consiglio comunale e a favore della autonomie locali che il PCI fa stampare e distribuire in tutta Italia.

Nel novembre dello stesso anno il commissario Schiavo licenzia 45 dipendenti comunali. Collocato a riposo anche il Segretario generale Beltrami, perché, secondo i comunisti, «funzionario scomodo». L’avvocato Veniero Accreman rileva che i licenziati sono quasi tutti comunisti.

In dicembre Schiavo, perseguendo il pareggio di bilancio, blocca tutte le opere pubbliche, ritira molte tessere di povertà, riduce l’assistenza a chi la conserva e aumenta le tasse. L’edilizia si blocca, le cambiali non pagate diventato una montagna.

Il 27 maggio 1956 si tengono le nuove elezioni.

E’ pareggio: 20 seggi a comunisti e socialisti, 20 a tutti gli altri. Non si può formare alcuna Giunta né eleggere il Sindaco. In attesa di ulteriori elezioni viene nominato il nuovo commissario, il generale Aldo Pasquali.

Il 28 marzo 1957 è Palmiro Togliatti, segretario nazionale del PCI, che viene a concludere di persona la campagna elettorale; sarà uno dei comizi più affollati di sempre visti a Rimini, con decine di migliaia di partecipanti.

Si vota il 31 marzo 1957. Su 49.852, vanno ai seggi in 47.030: il 94,34%. Risultati: PCI 16.571 voti (35,23% e 16 consiglieri); PSI 5.868 (12,48%, 5 consiglieri); DC 17.504 (37,22%, 16 consiglieri); PSDI 2.501 (5,32%, 2 consiglieri); PRI/Radicali 1.613 (3,43%, 1 consigliere); PLI (917 voti, 1,95%) e MSI (999 voti, 2,12%) non ottengono consiglieri.

Il nuovo sindaco viene eletto il 25 aprile: è Veniero Accreman (PCI). Ma la DC presenta ricorso: Accreman è sotto processo essendo stato denunciato insieme ad altri 17 fra assessori e consiglieri di sinistra dal consigliere dell’MSI Gian Maria Leone Ricciotti per presunte violenze ai suoi danni in consiglio comunale.

Il 25 maggio anche Accreman viene sospeso; gli subentra Venceslao Riccò (PSI) come sindaco facente funzione. Ma il 25 luglio tutti gli imputati sono assolti. Accreman torna in carica il 31 agosto.

Il 21 gennaio 1958 Veniero Accreman si dimette. I tre anni di non eleggibilità sono trascorsi e Walter Ceccaroni viene eletto di nuovo sindaco; lo rimarrà fino alle elezioni del 7-8 giugno del 1970.

23 gennaio 1958. Rimini, Sala dell’Arengo. Seduta del Consiglio Comunale. Walter Ceccaroni parla dopo essere stato rieletto Sindaco di Rimini al termine della sospensione di 3 anni e dopo la vittoria elettorale del 31 marzo 1957. Da sin. Gino Arcangeli, Ruggero Diotallevi, Walter Ceccaroni

16 marzo 1968. Grand Hotel di Rimini.Presentazione del volume “La mia Rimini” di Federico Fellini, edito da Cappelli. Da sin. Walter Ceccaroni, Sergio Zavoli, Federico Fellini

(nell’immagine di apertura:  Il Ponte del 12 dicembre 1954: caricatura di Cumo a proposito della sua sospensione del sindaco Ceccaroni)

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