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27 novembre 1943 – Rimini due giorni di fila sotto le bombe

Il 27 novembre 1943, verso le 13, una formazione di aerea inglese di 51 (o 54) velivoli effettua un’incursione su Rimini. Il bombardamento continua per una ventina di minuti, con mitragliamenti e spezzonamenti anche a bassa quota.

Il giorno prima, 26 novembre, l’attacco aereo era avvenuto in tre riprese a partire dalle 11.50 e fino alle 15.30. Una cinquantina fra bombardieri e caccia di scorta avevano sorvolato la città sganciando le bombe da altissima quota, fra i 6 ed i 7 mila metri.

Alle fine si contano 14 morti: 11 italiani, due militari tedeschi e un cinese: è “Clavatte-clavatte”, un venditore ambulante di cravatte conosciuto a tutti i Riminesi e sorpreso dalle bombe sotto un portico dell’allora piazza Giulio Cesare (oggi Tre Martiri).

Il numero delle vittime viene considerato «poco elevato» perché per una volta l’allarme era stato dato in tempo e molti erano riusciti a raggiungere i rifugi. Ma soprattutto, dal 20 novembre era iniziata l’evacuazione in massa, obbligatoria della popolazione civile nelle campagne circostanti, nonostante mille problemi di trasporto e di accoglienza, lasciati per lo più all’arte di arrangiarsi. Saturati ben presto gli immediati dintorni, gli sfollati riminesi vanno ormai a Verucchio, Torriana, Pennabilli, San Marino.

Chi ha trovato posto a Covignano (dove fra l’altro saranno trasferiti l’Ospedale Infermi e reperti del Museo) e nelle colline intorno a Coriano viene considerato fortunato, perché non ha dovuto allontanarsi troppo dalla propria abitazione. Ma dall’agosto 1944 tutti costoro si ritroveranno in prima linea, nel pieno dei combattimenti fra i più furibondi durante lo sfondamento della Linea Gotica.

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