Nel suo capitolo dedicato a “Tommaso Beato Agostiniano” (in “Storia civile e sacra riminese – vol.III, 1848), Luigi Tonini conclude malinconicamente: «Il Corpo stette in una Cappella posta nel primo Chiostro, nella quale ebbe pubblica venerazione. Ignoro ove sia oggi».
Dunque un Beato caduto nell’oblio, mentre per i Riminesi del Medio evo era una senza dubbio una figura importante, tanto che negli statuti cittadini del 1374 è definito addirittura “Santo” – S. Thomassii de Arimino – e gli si dedica il 1 di agosto, giorno in cui sarebbe morto nell’anno 1300.
Secondo la Leggenda che si tramandava allora, Tommaso sarebbe nato a S. Andrea in Paterniano (oggi S. Andrea in Besanigo, nel territorio di Coriano), non si sa in quale anno del XIII secolo. «Fanciullo cresciuto nella pietà» entrò appena poté fra i monaci Eremitani di S. Agostino di Rimini «in grado di laico»; qui ebbe l’importante incarico di dispensiere («canovajo»).
Su di lui «Narrano anche d’infermi sanati col segno della Croce», ma la virtù per cui si distinse fu l’amore per i poveri, «a’ quali dava quanto meglio poteva». E così, nel 1280, essendosi radunati a Rimini molti monaci per il Capitolo provinciale, un costernato Priore trovò quasi vuote le dispense che erano state abbondantemente riempite di pane per l’importante occasione. Chiestone conto al dispensiere, Tommaso non disse nulla se non chiedere il permesso di ritirarsi nella sua cella pregare. Come si scoprì subito, aveva donato il pane ai «miserelli, che molti erano essendo l’anno carestoso». Ma tornato alla sua dispensa, Tommaso la trovò di nuovo colma di pane fresco.
Tuttavia le continue e smisurate elargizioni di Tommaso costrinsero il Priore a proibirgli espressamente di fare elemosina. Ma lui seguitò come se nulla fosse e ogni volta che usciva da Sant’Agostino aveva le maniche piene di pane da «gettare a’ poverazzi».
Un giorno il Priore lo sorprese sul portone con le sue maniche gonfie; gli chiese cosa mai avesse lì dentro. Tommaso aprì le maniche e mostrò che erano piene di «rose freschissime». Il Priore esterrefatto si mise allora a pedinarlo e come immaginava, vide Tommaso correre dai suoi poveri. Ma quando aprì le maniche, invece che rose ne uscirono pagnotte.
Che fare? «Essendo il dì presso di Natale», e di fronte a tali prodigi il Priore non se la sentì proprio di punire il suo monaco. E anzi, il giorno dopo gli comunicò che il divieto alle sue elemosine era stato “levato”, per la felicità di tutti i poveri «de Arimino ».