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25 aprile quest’anno più che mai Festa della Liberazione

Cittadine e cittadini di Rimini, sono 78 anni che celebriamo il 25 aprile, festa della Liberazione dalla tirannide nazifascista. E ogni anno abbiamo trovato motivi, contenuti, emozioni che hanno conferito una veste particolare a questa ricorrenza.De Camillis

Come durante la pandemia, quando nel cuore della nostra Rimini solo le autorità, con il gonfalone cittadino e la nostra bandiera, hanno reso omaggio ai combattenti della libertà o quando è stata celebrata la festa della Liberazione solo con la straordinaria interpretazione musicale di nostri valenti artisti.

Ma quest’anno ci sono dei motivi in più. Ci sono delle cose straordinarie che richiedono la nostra presenza fisica, la forza delle nostre voci e dei nostri sguardi.

Sì, sono le sciagurate dichiarazioni di alcuni dei massimi esponenti delle nostre istituzioni, di alcuni ministri.
Al riguardo mi limito ad inviare un bacio sulla fronte a Lia Celi per lo straordinario corsivo che ci ha donato. Solo una donna poteva cantarle così chiaro e forte a lorsignori!

Ma al coro sguaiato di Ministri e autorità istituzionali si sono aggiunte anche voci locali, cui si sono aggiunte le incaute uscite di alcuni politici locali che hanno cercato di scatenare una campagna addirittura contro il nostro beneamato CEIS. “Baracche abusive!” hanno tuonato costoro, con il seguito istantaneo del Ministro della Cultura che ha minacciato sulla vicenda addirittura una sua rapida incursione a Rimini.

A questi signori ci limitiamo a consigliare la visione del magnifico documentario “Lo spazio che vive”, opera del concittadino Teo De Luigi, che pochi mesi orsono ci ha lasciato.

L’istituzione del CEIS è stata in verità il primo segno della ricostruzione e della rinascita di Rimini. La città era un cumulo di macerie. Ai Riminesi restavano solo gli occhi per piangere e le flebili voci per richiedere l’aiuto e la solidarietà degli amici e dei compagni del Soccorso Operaio Svizzero che hanno subito risposto all’appello del Sindaco Clari e del vice sindaco Bordoni. All’ entrata del CEIS c’è una scritta: “La solidarietà e il lavoro degli operai hanno reso possibile la realizzazione di questo centro”.

E non a caso il 9 novembre 1961 il Consiglio Comunale ha concesso la cittadinanza onoraria a Margherita Zoebeli, donna straordinaria, educatrice di grande valore, combattente per la libertà e la giustizia in Europa e nel mondo.
Di lei vogliamo ricordare queste frasi: “Se pensi ad oggi mangi un pane; se pensi a un decennio pianti un albero; se pensi ad un secolo educhi dei bambini”.

I lavoratori della Officine Locomotive hanno ricordato il 25 aprile con una manifestazione bella, viva, solenne, confermando di essere il cuore operaio e democratico della nostra città.

Quest’anno la festa della Liberazione è anche l’occasione per riconoscere e sottolineare il ruolo delle donne, in Italia e nella nostra città, per la nascita,lo sviluppo e la vittoria della Resistenza.

Nei giorni scorsi, nella sala della Cineteca comunale, che si conferma un centro vitale della cultura e della vita democratica della nostra città, Benedetta Tobagi ha presentato il suo bellissimo libro “La Resistenza delle donne” ad una platea fitta come non mai di donne e di giovani. Grazie a Benedetta! Grazie a donne come Nilde Jotti e Tina Anselmi che, dopo aver fatto la Resistenza hanno servito questo paese dando un contributo eccezionale alla battaglia per l’emancipazione della donna e per la costruzione di una società più giusta, a partire da un servizio sanitario universale.

Grazie anche alle partigiane riminesi. Ne ricordiamo una per tutte, Rosina Donini, la staffetta Margherita che dalla sua abitazione dirigeva il servizio di staffette, essenziale in una realtà urbana in cui gli incessanti bombardamenti avevano distrutto vie di comunicazione e relazioni fra i cittadini.

Alle donne antifasciste oggi pomeriggio, nel quadro dell’iniziativa “Le strade della Liberazione”, i volontari dell’ANPI renderanno omaggio con una rosa rossa alle lapidi e alle insegne che ne ricordano l’opera.
Ai partigianiù, ai combattenti della Libertà, dedicheremo un omaggio molto sentito. Garofani rossi e schede rievocative saranno affissi alle insegne delle vie e delle piazze che ne ricordano i nomi e le gesta.

La memoria di questi uomini, del loro impegno e dei loro sacrifici per la liberazione del nostro paese, per la libertà e la democrazia, è un dovere, ma è anche la condizione per dare basi più salde alla nostra vita democratica e alle nostre istituzioni.

Anche per questo nelle scorse settimane si è costituito il Comitato “Quinto Sirotti, il partigiano medico che curava tutti” che vuole mantenerne e ravvivarne il ricordo fra i cittadini e nella società.

Durante la pandemia i medici e gli infermieri sono stati definiti eroi salvo poi dimenticare l’importanza della sanità pubblica nel nostro Paese.

Quinto Sirotti un eroe lo è stato davvero. Giovane studente di medicina, sotto le armi andò in bicicletta dalla Romagna al Gargano, dove si imbarcò su un sommergibile con un manipolo di patrioti, in collegamento con i servizi statunitensi.

Sbarcato sulle coste romagnole si unì poi alla Brigata Garibaldi di Arrigo Boldrini dove si distinse per coraggio e avvedutezza. Ma Quinto Sirotti viene ricordato da tutti come un grande medico, tant’è che gli è stato dedicato un reparto nella struttura sanitaria che salvò costituendo una cooperativa. Una dedizione, una passione e uno stile che aveva trasmesso alla figlia Marina che purtroppo ci ha lasciato alcuni mesi fa stroncata da un male tremendo.

A Quinto la Commissione Toponomastica Cittadina, che ringraziamo, ha deciso di intitolare la piazzetta del porticciolo di Viserba. Sono tanti i cittadini che vogliono contribuire all’opera per la valorizzazione della sua straordinaria figura e fin dalle prossime settimane ci metteremo al lavoro per questo.

La memoria delle lotte per la libertà e la democrazia ha una forza e una vitalità straordinarie.
A fine marzo abbiamo ospitato nella nostra provincia Claude Dallaire, un canadese figlio di Lucien che nel ’44, insieme a tanti figli del popolo di quel paese, si arruolò per venire a combattere il nazifascismo nel nostro paese e in Europa.

Lucien apparteneva al leggendario 22° Reggimento Francofono che pagò un contributo pesante di sangue alla guerra di Liberazione. Basti pensare alle molte centinaia di militari canadesi le cui salme riposano nei cimiteri di Coriano, Tavullia, Gradara. Lo stesso Lucien fu ferito gravemente da una scheggia di mina vicino al cuore. Claude è rimasto colpito e commosso per l’accoglienza ricevuta e al rientro in Quebec opererà fattivamente perché siano rafforzati i legami con il nostro Paese, con le Istituzioni e le forze dell’antifascismo e della Resistenza. Non possiamo dimenticare che i combattenti Canadesi, insieme ai Greci, hanno liberato la nostra città dai nazifascisti.

Già da alcune settimane ha cominciato ad operare, per iniziativa della nostra Amministrazione comunale il Comitato organizzatore eventi 80° anniversario della liberazione di Rimini e 60° anniversario della nascita del progetto Educazione alla memoria del Comune di Rimini. Si tratta di dare vita ad un programma di iniziative che nasca dalla collaborazione e dal confronto con le Associazioni locali: ANPI, Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea e Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra.

Cittadine e cittadini, noi oggi siamo qui in questa bella piazza, in questo straordinario centro storico che sempre più diviene la meta per visite davvero vissute con emozione, con pathos da tanti turisti ma anche da tanti riminesi che scoprono aspetti e tesori della propria città che prima avevano ignorato. Ma non possiamo dimenticare come la guerra aveva ridotto Rimini.

Lo facciamo avvalendoci di uno straordinario inviato speciale, l’indimenticabile e indimeniticato Veniero Accreman di “Le pietre di Rimini”. Veniero, nei giorni immediatamente successivi al 21 settembre giunge in piazza Cavour a bordo di una jeep con due militari britannici: “Era uno sfacelo: raso al suolo il Municipio, raso al suolo il Teatro, al suolo tutti i palazzi circostanti; la piazza sembrava un vasto prato; restavano in piedi solo le facciate dell’Arengo quattrocentesco e del Teatro e l’ingresso della vecchia pescheria. Dovunque mura sbrecciate e buche enormi”.

E proprio perché questa città e la sua popolazione hanno pagato un prezzo enorme alla barbarie della guerra è necessario oggi impegnarci con tutte le nostre forze nella battaglia per la pace.

Diceva un grande sindaco di Rimini, Walter Ceccaroni, nella manifestazione per la concessione della medaglia d’oro alla nostra città nel 1965: “Da Rimini, la città più distrutta d’Italia insieme a Cassino, sale un messaggio a tutto il popolo italiano. In esso si afferma il valore decisivo delle possibilità del popolo – quand’esso operi in un’unità di fini e di intenti – di sviluppare in pace il Paese secondo il precetto costituzionale, coronamento del primo e secondo Risorgimento. Ma sorge anche l’indicazione del valore decisivo che ha oggi nel mondo l’intervento degli uomini semplici, con il significato delle opere compiute nel segno della pace, per eliminare dalla faccia del mondo ogni causa di una nuova, terribile guerra. E ciò a buon diritto dobbiamo dire noi Riminesi che siamo ogni anno gli artefici di incontri gioiosi fra genti diverse, incontri che sono sempre una manifestazione di volontà di progresso e di pace”.

W IL 25 APRILE! W L’ANTIFASCISMO, W LA RESISTENZA, W LA PACE!

Lanfranco De Camillis

Vice Presidente Provinciale ANPI Provinciale Rimini

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