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2 febbraio 1950 – Nasce a Rimini Barbara Azzaroni, militante di Prima Linea

Barbara Azzaroni nasce a Rimini il 2 febbraio 1950.

Nel 1970 è a Bologna, dove incontra Maurice Bignami; nasce una bambina. Entrambi diventano militanti di Potere Operaio, una della formazioni più estremiste di quella che allora veniva definita la “sinistra extra-parlamentare” e che teorizza apertamente l’insurrezione armata. Entrano poi entrambi nelle Brigate Comuniste, ala illegale del gruppo che fa capo alla rivista “Rosso”, uno dei giornali di Autonomia Operaia.

Barbara Azzaroni

Barbara, che lavora come maestra d’asilo, partecipa attivamente al movimento del ’77. L’11 marzo è sulle barricate erette intorno alla cittadella universitaria bolognese dopo l’uccisione del militante di Lotta Continua Francesco Lorusso, colpito dalle forze dell’ordine durante violenti scontri. A settembre si presenta al convegno di Bologna “contro la repressione” come militante delle Formazioni comuniste combattenti.

È una delle tante sigle che fanno capo a Prima Linea, organizzazione nata fra la fine del ’76 e l’aprile ’77 dalle diaspore di Potere Operaio e Lotta Continua: condivide con le Brigate Rosse la scelta e la pratica della lotta armata, ma ne critica il “dogmatismo” e l’apparato verticistico. Il nome “Prima Linea” fa riferimento alla prima fila dei cortei, occupata dal servizio d’ordine.

Il 29 aprile 1976 Prima Linea, pur non rivendicando l’azione, uccide a Milano Enrico Pedenovi, consigliere provinciale del Movimento Sociale Italiano.

Il 12 marzo 1977, un commando di PL uccide a Torino Giuseppe Ciotta, brigadiere di Pubblica Sicurezza di 29 anni.

Il 20 giugno 1977 a Milano, viene ferito alle gambe il dirigente della Sit-Siemens Giuseppe D’Ambrosio. Il 22 giugno, stessa sorte per Giancarlo Niccolai, dirigente della Democrazia Cristiana di Pistoia.

Il 19 luglio, a Tradate, il proprietario di un’armeria si difende da una rapina uccidendo il militante di PL Romano Tognini.

A fine anno, si stima che siano in mille a militare in Prima Linea; altri credono siano il doppio.

Nel 1978 Barbara Azzaroni entra in clandestinità sfuggendo per un soffio a un mandato di cattura; sceglie il nome di battaglia “Carla”. Maurice Bignami è “Davide”.

Il 20 gennaio 1978, un commando di PL cerca di far evadere alcuni detenuti dal carcere delle Murate di Firenze; intercettato da una pattuglia della polizia, il gruppo di fuoco uccide l’agente Fausto Dionisi; gravissimo l’agente Dario Atzeni.

Il 10 maggio, a Milano, PL spara alle gambe del dirigente della Montedison  Francesco Giacomazzi; l’11 maggio, sempre a Milano, venne ferito il direttore generale della Chemical Bank, Mario Astarita; l’agente della Digos Roberto Demartini è colpito a Torino il 17 maggio; l’assicuratore Salvatore Russo è gambizzato ancora a Torino il 19 luglio; il 13 novembre tocca al medico del carcere di San Vittore, Mario Marchetti.

L’11 ottobre a Napoli tre uomini e una donna uccidono Alfredo Paolella, docente di antropologia criminale all’Università di Napoli e osservatore tecnico nel carcere di Pozzuoli.

Il 1º dicembre 1978 scoppia una discussione politica in un bar milanese di Porta Romana; ne scaturisce un agguato, dove Prima Linea uccide Domenico Bornazzini, Carlo Lombardi e Piero Magri.

Il 19 gennaio 1979 a Torino venne ucciso sotto casa sua l’agente Giuseppe Lorusso; del gruppo di fuoco fa parte anche Maurice Bignami.

Il 29 gennaio 1979 Sergio Segio e Marco Donat Cattin uccidono Emilio Alessandrini, sostituto Procuratore della Repubblica di Milano, che indagava sul terrorismo e su Prima Linea.

Il 28 febbraio del 1979, l’esercente di una tabaccheria in Piazza Stampalia a Torino, si insospettisce per una macchina che sosta ormai da tempo con due persone a bordo e in cui si intravedono maschere carnevalesche. Chiama la polizia. Nell’auto ci sono due militanti di Prima Linea che hanno un appuntamento nell’antistante Bar dell’Angelo, dove li attendono Barbara Azzaroni e Matteo Cageggi (“Charlie”), operaio alla Fiat e proveniente da una famiglia implicata nella criminalità organizzata. Devono definire gli ultimi dettagli di un’azione per colpire il consigliere comunale del Pci Michele Zaffiro, che aveva promosso la diffusione fra la popolazione di un questionario sul terrorismo. Tutti sono armati e sotto i cappotti indossano giubbotti antiproiettile.

Pare sia stato “Charlie” ad aprire il fuoco all’arrivo degli agenti, che rispondono. Muoiono così Barbara Azzaroni, 29 anni, e Matteo Cageggi, 20 anni.  I due complici nell’auto non fanno in tempo a intervenire e fuggono.

Ai funerali di Barbara Azzaroni, a Bologna, partecipano fra le 1500 e le 2 mila persone.

I funerali di Barbara Azzaroni in un adelle foto scattate dalla polizia per identificare i partecipanti

I funerali di Barbara Azzaroni in una delle foto scattate dalla polizia per identificare i partecipanti

L’atroce scia di sangue di Prima Linea proseguirà, fra scissioni, pentimenti e arresti, fino all’autoscioglimento dell’organizzazione e l’abbandono della lotta armata. Lannuncio viene dato ufficialmente durante il processo di Firenze del 1983.

Nel 1984, Sergio Segio, Susanna Ronconi e altri consegnano l’arsenale di Prima Linea nelle mani del cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano.

Maurice Bignami, anch’egli da tempo e detenuto e dissociato dalla lotta armata, nel 1986 si iscrive al Partito Radicale e si impegna per la non violenza. In un’intervista del 2012 ad Angelo Picariello dichiara: “Ancora oggi mi chiedo come possiamo essere stati tanto ciechi: il bene tutto da una parte, mentre i fatti dicevano il contrario, fra noi non c’era niente di pace, tolleranza e cultura di cui parlavamo”.

“Non c’è stato periodo più buio di quello, non ha lasciato niente (…). Riconoscerlo è doloroso, vuol dire che hai fallito e devi ricostruire. Perciò è stato fondamentale finire in galera, sono felice di esser stato costretto a riflettere».

Scontata la pena, oggi lavora a Roma in una casa-famiglia per anziani della Caritas.

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