Da quella terribile notte del 26 agosto 2017 sono passati poco più di due anni e mezzo. All’indomani una città ancora aggrappata un’estate che scorreva lentamente verso la fine si risvegliò sulle prime pagine dei quotidiani nazionali e dei telegiornali anche d’oltralpe. Nel cuore della notte una giovane turista polacca era stata brutalmente stuprata sulle spiagge di Miramare, l’amico che era con lei picchiato e rapinato, mentre una transessuale aveva subito qualche ora dopo lo stesso trattamento della ragazza, nella zona della statale, sempre all’altezza di Miramare. Una lunga settimana o poco più, quella che intercorse tra uno dei più drammatici fatti di cronaca registrati in Riviera negli ultimi anni, e l’arresto del branco dei 4 giovani responsabili della selvaggia aggressione, alcuni di loro minorenni, capeggiati dall’allora ventenne Guerlin Butungu, il congolese arrestato e condannato a 16 anni in primo grado e in appello per quei terribili fatti.
Ecco, a poco più di due anni e mezzo, le gesta criminali del branco di Rimini sono diventate un docufilm prodotto da Verve e andato in onda giovedì 11 aprile su Nove per il ciclo “Sirene”. “La notte del branco”, il titolo del documentario. I protagonisti reali? I poliziotti e i dirigenti che ricostruirono in quei drammatici giorni la vicenda riuscendo a catturare il responsabile di quei fatti atroci. Ci sono Roberta Rizzo e Massimo Sacco, dirigente della squadra mobile della Questura di Rimini, e poi Luciano Baglioni, sostituto commissario, Alfredo Fabbrocini, dirigente della II divisione dello Sco Servizio centrale operativo, e l’assistente capo coordinatore Elena Pagani. Riuscì a ricostruire con un indice di precisione pari al 98,7 % il volto di Butungu.