Il 13 marzo 1415 Papa Gregorio XII scrive e firma a Rimini la bolla con cui rinuncia al pontificato. Sarà l’ultimo Papa a compiere questo gesto fino a Benedetto XVI, 598 anni più tardi, nel 2013.
La bolla fu letta da Carlo Malatesta, plenipotenziario di Gregorio, il 4 luglio dello stesso anno al concilio di Costanza. Terminava così lo “Scisma d’occidente”, la più grave crisi che la Chiesa cattolica avesse fino ad allora mai vissuta e che aveva visto anche tre Papi contendersi simultaneamente il Soglio di Pietro.
Gregorio XII, il veneziano Angelo Correr, era succeduto a Innocenzo VII il 30 novembre 1406. Ma lo Scisma d’Occidente era già in atto dal 1378, quando il Collegio cardinalizio si era diviso fra Roma e Avignone.
Gregorio fu eletto a Roma da un conclave di obbedienza romana; i quindici cardinali giurarono che, se l’antipapa Benedetto XIII avesse rinunciato a tutte le sue pretese al papato, anche Gregorio avrebbe rinunciato alle sue. In questo modo si sarebbe svolta una nuova elezione e lo scisma avrebbe avuto fine.
Dopo lunghe e infruttuose trattative si arrivò al Concilio di Pisa, dove entrambi i pontefici furono invitati. Nessuno dei due si fece però vedere; al posto di Gregorio giunse Carlo Malatesta, già allora uomo di sua assoluta fiducia.
Il 5 giugno 1409 il Concilio di Pisa depose sia Gregorio che Benedetto come scismatici, eretici, spergiuri e scandalosi. Dal conclave che ne seguì, fu eletto papa il cardinale greco Pietro Filargo, che prese il nome di Alessandro V. Nessuno dei contendenti riconobbe questa elezione: i Papi a questo punto erano tre.
Nel 1410 ad Alessandro succedette Giovanni XXIII.
Gregorio contava soprattutto sulla protezione di Ladislao, re di Napoli. Ma Giovanni riuscì ad attirare il re dalla sua parte e al pontefice non rimase che fuggire presso Carlo Malatesta; sbarcò a Cesenatico il 22 dicembre 1411 e fino al 1415 restò nella Romagna governata dal Malatesta, prevalentemente a Rimini nell’abbazia di S. Maria di Scolca.
Fu l’imperatore Sigismondo a risolvere alla fine lo Scisma con il concilio convocato nel 1414 a Costanza. Da Rimini, Gregorio XII seguì i lavori che si protrassero per mesi senza apparente soluzione finché il 29 maggio 1415 Giovanni XXIII fu deposto.
La situazione si era ribaltata a favore di Gregorio. Egli poteva quindi ricomporre lo scisma abdicando. Però per poterlo fare doveva prima essere riconosciuto come unico legittimo pontefice. E per eseguire questi passi si dovette espletare una formalità: il concilio era stato convocato da un antipapa, Gregorio lo doveva quindi riconoscere.
Egli, senza muoversi da Rimini, nominò Carlo Malatesta e il cardinale Giovanni Dominici di Ragusa come suoi delegati. Essi si recarono dunque a Costanza. Di fronte all’assemblea conciliare, il cardinal Dominici lesse la bolla di convocazione del concilio siglata da Gregorio ed autorizzò i suoi atti di successione. Quindi il Malatesta, sempre in nome di Gregorio XII, pronunciò il 4 luglio 1415 la rinuncia all’ufficio di romano pontefice da parte di Gregorio, che i padri conciliari accettarono. In base a precedenti accordi, il Concilio accettò anche di mantenere tutti i cardinali che questi aveva creato, dando così soddisfazione alla famiglia Correr, e nominando Gregorio vescovo di Frascati e legato pontificio ad Ancona. Restava il papa avignonese, Benedetto XIII, irremovibile nelle sue posizioni, ma oramai abbandonato da tutti. Fu deposto da un concilio nel luglio 1417.
Intanto un breve conclave aveva eletto pontefice il cardinale Oddone Colonna, che assunse il nome di Martino V.
Lo Scisma d’Occidente era finito: Roma fu ripristinata quale sede naturale della cattedra apostolica e Avignone chiuse definitavamente la sua esperienza di centro della Cristianità.
Quanto a Gregorio XII, tornò a essere Angelo Correr. Trascorse il resto della sua vita in una tranquilla oscurità ad Ancona. Morì a Recanati il 18 ottobre 1417 all’età di 82 anni e fu tumulato nella cattedrale della città, ultimo papa a non essere sepolto a Roma.