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13 maggio 1779 – La Madonna dell’Acqua fa un altro miracolo

“Il ’79 cominciò con una gran tempesta di mare, che portò a rompere e a naufragare non lungi dalla torre delle Fontanelle un legno mercantile Olandese. Indi, quasi incredibile a dirsi, dal 4 gennaio al 13 maggio non cadde sull’arido suolo il ristoro di una stilla d’acqua. Si fecero, come in tali casi solevasi, replicate processioni colla miracolosa immagine della B. V. dall’acqua venerata in S.Francesco: ma invano il devoto popolo accorreva alle sacre cerimonie, invano supplicava. Finalmente il giorno 13 del detto mese di maggio cominciò a cadere una minuta e quietissima pioggia, che durò per tre giorni. Poscia non piovve più per quasi tutto l’anno, onde ragionevolmente si temeva una straordinaria carestia. E invece, cosa ben notevole e anzi portentosa, si ebbe la felicità di un raccolto abbondantissimo, in ispecie di grano e di vino”. Così Carlo Tonini nel rievocare i fatti del 1779, con la Madonna dell’Acqua ancora una volta protagonista di eventi prodigiosi.

La Madonna della Pietà del Tempio Malatestiano di  Rimini è un gruppo scultoreo di alabastro, di circa 40 cm di altezza, che rappresenta il compianto di Maria sul figlio morto.

Per gli studiosi del passato – Luigi Tonini, Ricci e Rubertini«si tratta di una scultura francese del secolo XIV, poco dissimile da quella che si vede nella Chiesa di Mussy-Sein e da altre sparse in altri luoghi di Francia». Per i moderni – Pasini, Muscolino e Canali – invece si tratterebbe di arte renana.

Non è certo quando la statua sia giunta a Rimini e portata da chi. Si sa però che sin da subito fu posta nella cappella laterale dell’allora chiesa di San Francesco, ben prima dell’intervento di Leon Battista Alberti a metà del XV secolo, che avrebbe trasformato la chiesa conventuale dei Francescani nel Tempio Malatestiano.

A quanto si narra, si deve però attendere il 1563 e la visita di un sacerdote fresco di consacrazione, Carlo Borromeo, perché si accendesse la devozione popolare. Sarebbe stato infatti il futuro Arcivescovo di Milano, poi proclamato Santo, a sostare, colpito, parecchie ore davanti alla statua per poi raccomandarla alla devozione dei Riminesi: «Disse che era molto miracolosa e che assai si compiaceva di favorire chiunque ricorreva a Lei». 

Difatti cominciò a far miracoli nel 1584 «per occasione di una fierissima siccità, quando alcune persone presero a raccomandarsi a quell’Immagine e una pioggia affluente ne seguì che temperò l’aria, mitigò il calore, tal che ognuno ne sperimentò miracoloso sollievo!». Incominciarono ad apparire gli ex voto, e crebbero al punto che per sicurezza nel giro di un anno i frati che custodivano la Chiesa dovettero porre una cancellata all’ingresso della cappella,

Altro miracolo avvenne nel 1620: «Per una siccità ben grande, il rettore della Chiesa di Sant’Agnese in Rimini, tale Baldassini, ci riporta che suo padre, molto devoto di questa Madonna e di San Carlo Borromeo, ispirato dalla Vergine Santissima, per sua pura devozione volle fare una festa a questa sacra immagine, e ad intercessione di Maria Santissima si vide immediatamente copiosa la pioggia secondo il bisogno».

«Nel 1627  – scrive Vera Mazzotti in Cultura Cattolica, che da qui in poi riportiamo ala lettera – prende il nome di Madonna dell’Acqua e negli anni a seguire si succedono miracoli in seguito alle processioni cittadine di cui qui voglio ricordarne una per tutte: quella del 1779». Cioè quella ricordata dal Tonini.

«Ho citato solo questo, degli innumerevoli miracoli (nove, soltanto quelli che ho trovati registrati, e che non ho citato) seguiti al ricorso che i Riminesi fecero al soccorso di questa Madonna, perché il 13 maggio è legato a quella che sarà, un secolo e mezzo dopo, la prima apparizione a Fatima. E ora vediamone il collegamento.
Nel maggio 1814 Pio VII tornava a Roma dalla prigionia francese, ed essendo originario di Cesena, dopo aver sostato in Patria si era fermato anche a Rimini. Arrivò il 7 maggio tra le acclamazioni del popolo e il giorno dopo di prima mattina, seguì in cattedrale la celebrazione della santa Messa nella quale incoronò la Madonna dell’Acqua, e approvò che ogni anno, l’8 di Maggio, si celebrasse da tutta la diocesi la Festa dell’Incoronazione con l’Ufficio Proprio e la Messa Propria, e concesse molte indulgenze a chi la visitasse».

«Il giorno dopo ripartì alla volta di Roma, e in questo memorabile viaggio di ritorno il Santo Padre incoronò altre Madonne, fino a quando arrivato alla Santa Sede, il 24 maggio, istituì la festa Auxilium Christianorum in ringraziamento alla Santa Vergine per i grandi e tanti favori da Lei ricevuti in quegli anni così procellosi per il Papato e la Cristianità. Pochi mesi prima era rientrata nella Capitale dall’esilio fiorentino anche la nostra Madre Fondatrice, la Beata Maria Maddalena dell’Incarnazione, che aveva profetizzato l’esilio e il ritorno puntualmente avvenuti del Papa».

«Ritorniamo a Rimini: la memoria dell’Incoronazione della Madonna dell’Acqua ad opera di Pio VII, è rimasta cara ai Riminesi che un secolo dopo ne hanno celebrato con gioia il I Centenario. Visto che la celebrazione era molto sentita dal popolo decisero di ricordare la Madonna ogni dieci anni e così nacquero le Decennali. La prima di queste celebrazione, nel 1924, ha una sua particolare importanza. Infatti in questa occasione, a chiusura del Decennale, seguito a furor di popolo, il vescovo esce dalla Cattedrale con il Santissimo e lo porta fin sul balcone del Palazzo dirimpetto la Cattedrale stessa. “Gli sguardi di tutti (50.000 persone) si incontrano nella piccola Ostia. Tutto tace all’intorno; Mons. Vescovo nostro, dall’alto del balcone, dinanzi al Santissimo Sacramento, dopo brevi parole di spiegazione dell’atto solenne che sta per compiersi, lentamente legge, ad alta voce, la formula di consacrazione, che frase per frase, viene ripetuta dai fedeli. Indi il popolo intona il Tantum ergo. La commozione arrivò al colmo, quando dopo lo squillo di tromba, il Cardinale, col Sacramento tracciò nell’aria la triplice benedizione eucaristica, sulla sconfinata distesa della folla, sulla città sul mare, sulla diocesi, mentre le musiche intonavano i loro inni, le campane suonavano a gloria, e dall’alto lo scoppio fragoroso delle batterie aeree annunciava ai lontani il compiersi dell’atto solenne di consacrazione della diocesi al Sacro Cuore”». Era il 18 maggio 1924.

«L’Apostolato della Preghiera aveva donato la statua del Sacro Cuore al vescovo di Rimini il 13 febbraio 1920. La Grande Promessa del Sacro Cuore a Santa Maria Margherita Alacoque (1647-1690) è legata a quella della Madonna di Fatima ai tre pastorelli. La Grande Promessa del Cuore Immacolato di Maria fu fatta a Suor Lucia di Fatima il 10 dicembre 1925. A questa preziosa consacrazione, della quale non credo nessun Riminese sia ai nostri giorni al corrente, si aggiunga che nel 1917, anno d’inizio delle apparizioni a Fatima, a Rimini si inizia il pio esercizio del primo sabato del mese, e in duomo ogni sabato dell’anno, ab immemorabili, si celebra la messa votiva di Santa Maria in Sabato».

«Tutte queste cose che ho trovato con gioia e meraviglia in alcuni vecchi libri presenti nella Biblioteca Bianchieri del Seminario di Rimini, testimoniano come la nostra Patria, che ora è la Patria del divertimento, oltre a tutto decadente, abbia avuto un passato ricco di fede. Già in occasione della II Decennale, nel 1934, il vescovo di Rimini diceva: “Da quel giorno (I Centenario) sono trascorsi già 20 anni, periodo di tempo che per le storiche vicende a tutti note, e per il vertiginoso susseguirsi nel mondo di avvenimenti più tristi che lieti, potrebbe ben dirsi magni aevi spatium; eppure il ricordo di quelle feste così serene e così spiritualmente feconde, resta scolpito più che nella memoria, nel cuore di ogni buon riminese”».

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