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100 anni fa nasceva il PCI: i nomi e le storie dei primi comunisti del riminese

La mattina del 21 gennaio 1921 i delegati comunisti abbandonarono la sala del Teatro Goldoni di Livorno cantando l’Internazionale e si diressero verso il fatiscente edificio del Teatro San Marco poco lontano dove si tenne il 1° Congresso del Partito Comunista d’Italia, sezione italiana dell’Internazionale Comunista.

L’aspro dibattito svoltosi nel corso del 17° Congresso del PSI, nei giorni dal 15 al 21 gennaio, non era riuscito a mettere d’accordo le tre mozioni congressuali, espressioni di un numero di correnti ancor più ampio, nel conflitto fra riformisti e rivoluzionari. La conta dei voti congressuali vide prevalere la Mozione di Firenze guidata da Giacinto Menotti Serrati con 57,16% dei voti, contro la Mozione di Imola guidata da Amedeo Bordiga e Antonio Gramsci con il 34,27% dei voti e la Mozione di Reggio Emilia guidata da Ludovico D’Aragona e Gino Baldesi con l’8,57% dei voti.

Livorno, Teatro Goldoni. Qui dal 15 al 21 gennaio si svolse il 17° Congresso Nazionale del PSI ed è da qui che il 21 gennaio i delegati comunisti uscirono per andare al Teatro San Marco dove venne fondato il Partito Comunista d’Italia, Sezione dell’Internazionale Comunista

Motivo del contendere, insieme ad altri, l’adesione ai 21 punti predisposti dal 2° Congresso dell’Internazionale Comunista svoltosi fra il luglio e l’agosto 1920, in particolare l’estromissione dal partito dei riformisti. E questo nonostante il PSI avesse aderito all’Internazionale Comunista sin dal settembre 1919. I giornali borghesi salutarono l’uscita dei delegati comunisti dal PSI con grande risalto, e direi soddisfazione interpretando l’animo delle classi dirigenti moderate e conservatrici italiane.

Dopo le elezioni politiche del 16 novembre 1919, in cui il PSI risultò essere il primo partito italiano con il 32,28% dei voti, alle elezioni amministrative di fine ottobre 1920, le prime svoltesi dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, i socialisti conquistarono 1.915 Comuni, fra cui Rimini (che ressero sino al 6 luglio 1922 quando dovettero arrendersi agli attacchi dei fascisti).

Ettore Croce (1866-1956), deputato socialista eletto nel Collegio Forlivese

Nel corso del 1° Congresso del PCdI venne ratificata la nascita del nuovo Partito ed eletti gli organismi dirigenti. Il Comitato centrale risultò composto da Bordiga, Grieco, Parodi, Sessa, Tarsia, Polano, Gramsci, Terracini, Belloni, Bombacci, Gennari, Misiano, Marabini, Repossi e Fortichiari. Non fu invece istituita la figura del segretario generale, anche se il ruolo di capo del partito era di fatto riconosciuto a Bordiga. E’ la rivista dei comunisti torinesi, “L’Ordine Nuovo”, a dare la notizia della nascita del nuovo Partito nell’edizione del 22 gennaio.
Il 27 gennaio 1921, a Firenze, i giovani socialisti a congresso aderirono in blocco al PCdI e ne divennero la sua organizzazione giovanile.

I delegati riminesi al 17 ° Congresso del Psi furono due: Antonio Mondini, leader della frazione comunista, e Pierino Albini di Saludecio, leader socialista della Valconca e delegato della corrente massimalista di Serrati, ma che pochi mesi dopo passò anche lui al PCdI. A questi due delegati si aggiunse il deputato eletto nel 1919 nel riminese Ettore Croce, che al Congresso di Livorno fu tra i 19 deputati socialisti che passarono al PCdI.

“L’Ordine Nuovo”, periodico dei comunisti torinesi, annuncia nell’edizione del 22 gennaio la nascita del Partito Comunista

La Federazione di Forlì, nel cui ambito rientrava Rimini, venne costituita il 24 aprile 1921 nel corso del 1° Congresso del PCdI di Romagna (Forlì e Ravenna) a Forlì a cui intervenne per il nazionale Umberto Terracini. Segretario fu nominato Giuseppe Panzavolta. Per il riminese erano presenti esponenti delle sezioni di Rimini, Santarcangelo, Torre Pedrera, Riccione, Bellaria e Morciano. Gli iscritti al PCdI in Romagna erano 7.500, quelli alla federazione giovanile 2.500 (la Federazione di Forlì era seconda a livello nazionale, dopo Torino, per numero di iscritti). Lo stesso giorno si svolgeva a Rimini il Congresso costitutivo dei giovani comunisti di Romagna. Segretario divenne Romolo Russo ( ma qualche mese dopo venne espulso e sostituito da Amilcare Montemaggi, a sua volta sostituito a maggio 1922 da Aldemaro Ravaioli che risulto poi però essere una spia della polizia).

Nove mesi dopo, il 22 gennaio 1922, si tenne il 2° Congresso del PCdI forlivese. Gli iscritti erano scesi a 4.500. Segretario divenne Aldo Giulianini.
Il 27 agosto 1922, sotto l’infuriare dell’assalto fascista alla Romagna, si tenne il 3. Congresso straordinario della federazione forlivese a cui interverrà Bordiga. Responsabile venne confermato Giulianini.

La prima tessera provvisoria del PCI del 1921

Mondini, nato il 7 luglio 1900, sottufficiale dell’Esercito fu il primo responsabile della sezione di Rimini. Era colui che il 4 dicembre 1920, su “Germinal” l’organo della Federazione socialista riminese, annunciò la nascita a Rimini della frazione comunista. Lo rimase sino ai primi del 1922 quando, dopo il 2° Congresso, lo sostituì De Palmo Gabellini, dirigente del sindacato ferrovieri, affiancato da Nullo Gatta e Sante Levrini.
I segretari delle maggiori Camere del Lavoro erano comunisti: a Rimini Umberto Marchetti, a Morciano Aristodemo Lazzaroni, a Santarcangelo Costantino Casanova.

In quelle settimane il Partito decise inoltre di non aderire agli Arditi del Popolo, guidati da Ciro Musiani, ma di costituire tre squadre di iscritti comunisti (in ognuna vi erano dieci elementi). Furono soprattutto i giovani gli animatori dell’attività di queste squadre affidate a Roberto Carrara, Bruno Busignani e Guglielmo Marconi. La loro azione era coordinata da Nullo Gatta.

24 aprile 1921. Forlì. Avviso di convocazione del 1° Congresso Comunista di Romagna

I giovani socialisti erano passati in blocco al PCdI, mentre saranno pochi complessivamente gli elementi adulti del partito che faranno questa scelta. I giovani erano anche i più sensibili alla dimensione internazionale della politica. A questo proposito ricorderà, nella sua testimonianza resa a Giorgio Giovagnoli, Roberto Carrara: “Mi sono iscritto al circolo giovanile socialista nel 1920. La parola d’ordine era: vogliamo fare come in Russia. Il circolo giovanile socialista di Rimini, fra la fine del 1920 e il 1921, contava una trentina di iscritti. La sera stessa del Congresso della Sezione Socialista di Rimini, prima ancora che finisse, giovani ed anziani, tutti insieme abbiamo abbandonato la Sezione e il Circolo e ci siamo recati alla Camera del Lavoro in Via Dante – di cui era segretario il compagno Umberto Marchetti – e qui abbiamo dato vita alla Sezione ed al Circolo Giovanile Comunista, prima ancora del Congresso di Livorno. Intestammo il Circolo al compagno tedesco Karl Liebknecht”. Il Partito comunista nel riminese fu, in sostanza, un partito di giovani rivoluzionari. E poi la volontà di combattere il fascismo. Le azioni dei giovani comunisti dalla primavera all’estate 1922 furono diverse, ma come annota Giovagnoli occorre sottolineare “l’estrema difficoltà da parte del Partito comunista di organizzare un’azione antifascista larga, unitaria, che andasse oltre l’episodio o l’iniziativa dettata da una particolare situazione”.

20-29 gennaio 1921. Operai dell’officina veicoli delle Ferrovie di Stato di via Roma in sciopero. I comunisti riminesi ebbero da subito numerosi proseliti fra i ferrovieri

Del resto Benito Mussolini su “Il Popolo d’Italia” del 15 luglio 1922, a proposito della conquista fascista di Rimini, scriveva: “Rimini nelle nostre mani significa il braccio della tenaglia che ci mancava per serrare l’Emilia e la Romagna e, nello stesso tempo, Rimini fascista è il ponte di passaggio per la penetrazione nella Marca contigua”.

In questi primi, difficili, anni venne disegnato il nuovo Partito: organizzazione accentrata sul modello leninista, disciplina di partito, penetrazione delle organizzazioni di massa, soprattutto nel sindacato, internazionalismo proletario, forza rivoluzionaria nuova dove lo strumento delle elezioni – contrariamente ai socialisti – non costituiva l’obiettivo prioritario (alle elezioni politiche del 15 maggio 1921 il PCdI prese solo 602 voti contro i 3.703 del PSI; a quelle del 6 aprile 1924 349 contro i 390 del PSI, ma ormai il fascismo aveva vinto: aveva preso 7.126 voti).

Nel 1921 a Rimini, in via Clodia 29, una delle prime sedi del Circolo del PCI

A maggio 1923 scattò a livello nazionale la grande montatura poliziesca contro il partito comunista. Furono arrestati migliaia di comunisti, militanti di base e dirigenti di federazioni e di sezioni, con l’accusa di cospirazione contro lo Stato.

A Rimini e in tutti i comuni circostanti ci fu l’arresto dei comunisti più attivi. Vennero arrestati a Rimini Mondini, Gatta, Levrini, Isaia Pagliarani, Marconi, Carrara, Busignani, Giuseppe Marzaloni; a Santarcangelo Dante Tassinari, Romeo Tamburini; a Morciano Adamo Vaselli, Sante Baldacci, Gaspare Santini, Angiolino Lazzari. Altri comunisti non vennero catturato perché emigrati all’estero o datisi latitanti: a Santarcangelo Colombo Braschi, Costantino Casanova, Aurelio Riva, Francesco Balducci; a Rimini De Palmo Gabellini. La montatura fascista non resse, ma i comunisti arrestati furono liberati solo il 10 giugno 1924, cioè dopo 14 mesi di carcere.

Il depliant promozionale del volume di Giorgio Giovagnoli “Storia del Partito Comunista nel Riminese 1921/1940. Origini, lotte e iniziative politiche ” (Maggioli, 1981). Il volume ha una prefazione di Giancarlo Pajetta. Esso venne presentato il 2 maggio 1981 a Rimini alla Sala Ressi da Renato Zangheri, allora Sindaco di Bologna, e da Zeno Zaffagnini, Sindaco di Rimini. Il libro contiene una trentina di testimonianze di protagonisti fondatori del PCI riminese nei primi anni Venti

Di fronte al consolidamento del regime, la scelta del gruppo dirigente comunista fu quella di mantenere in piedi un minimo di struttura organizzativa, in attesa di tempi migliori. L’uomo che svolse questa opera di coordinamento per molti anni fu Attilio Venturi (sino al suo arresto nel 1932).

Paolo Zaghini

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