Domenica ricorre la giornata dedicata ai lavoratori.
Il Primo Maggio celebriamo una festa per affermare soprattutto il diritto ad una vita dignitosa.
Una giornata che ci insegna la crescita culturale di questo Paese, i sacrifici di chi ha lottato per consegnare maggiori tutele alle future generazioni, a sventare crisi sociali aprendo la strada verso i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e l’abolizione di ogni forma di sfruttamento, a dare prospettive economiche che solo attraverso la garanzia del lavoro possono essere costruite.
La Festa dei lavoratori in senso più ampio è crescita collettiva, servizio verso la comunità. È dare valore alle competenze di ciascun individuo, un valore che va riconosciuto attraverso un giusto salario e la realizzazione della propria autonomia.
La sfida di un’economia globale, sempre più legata alle vicende internazionali, dalla crisi del 2008, alla destabilizzazione portata dall’emergenza sanitaria, a cui si sommano le recenti conseguenze portate dalla guerra in Ucraina, da anni ci vede costretti a misurarci su più piani, a ripensare ad un nuovo ‘Patto sociale’ che metta al centro la persona, il vero patrimonio dell’impresa, e non lasci indietro nessuno.
Presto, se non già da ora, saremo chiamati a far fronte alle nuove esigenze, legate alla crisi energetica e delle materie prime, di aziende, famiglie, lavoratrici e lavoratori, alla crescita dell’inflazione, che esporrà in particolar modo l’Italia, e al conseguente rischio di caduta della domanda interna.
Alle nuove sfide se ne sommano altre, non meno dolorose, perché al bollettino delle vittime di guerra e di Covid-19, si sommano le morti sul lavoro: oltre 1.200 il dato nazionale nel 2021, di cui 110 in Emilia-Romagna. Non sono numeri, ma una strage ingiustificata, che ci deve fare riflettere e mettere di fronte alla necessità di migliorare i controlli sulla sicurezza e mantenere alta l’attenzione sul tema, riaffermando il rispetto delle leggi per la tutela sul luogo di lavoro.
Anche le politiche sulla promozione delle pari opportunità devono essere una priorità in un’ottica di genere come vero e proprio acceleratore socio-economico, tanto che un recente studio del McKinsey Global Institute ha evidenziato che un ruolo delle donne paritario, nel mercato del lavoro, aumenterebbe il Pil del Pianeta di 28mila miliardi di dollari, pari ad un più 26% entro il 2025. L’occupazione femminile, insieme a quella giovanile, hanno subito delle flessioni negative durante gli anni della pandemia e questa condizione di eterno svantaggio deve avere un’inversione di rotta. Solo attraverso l’approvazione di leggi mirate, come la recente legge sulla parità salariale e i due schemi di decreto legislativo sulla conciliazione vita-lavoro dei neogenitori, che attenua lo squilibrio nelle responsabilità familiari tra l’uomo e la donna, può trovare compimento. Una strada parzialmente ancora in salita che attraverso un cambio culturale può trovare ampio spazio e condivisione soprattutto nelle nuove generazioni.
I tempi sono maturi e la società che si proietta ha come orizzonte una politica di contrasto delle disuguaglianze, attraverso piani di interventi redistributivi e politiche atte al rafforzamento di Paese più equo e solidale, dove il ‘Dialogo sociale’ determini la soddisfazione tra le parti, nella consapevolezza che una comunità più inclusiva, che agevoli il cosiddetto ascensore sociale, possa migliorare il potere d’acquisto ed essere un volano per la crescita dell’intera economia.