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Verso il sistema elettorale tedesco, ma nel Riminese qualcuno ci rimette

In questi giorni si parla molto del modello elettorale tedesco. Pare che si sia trovato anche un accordo tra Pd, Forza Italia. I 5 Stelle hanno concluso domenica sera la consultazione on line proprio su questo sistema elettorale: è stato approvato con un plebiscito. Si prefigura un ampio accordo in parlamento.

Ma come funzionano le elezioni in Germania?

Il sistema elettorale tedesco è di tipo proporzionale con collegi uninominali.
Gli elettori esprimono la propria preferenza tramite due schede: con la prima scelgono il politico che vogliono mandare in Parlamento come rappresentante della propria regione col sistema uninominale. Con la seconda invece scelgono il partito. Tra i due voti, il secondo è il più importante perché determina proporzionalmente le percentuali con cui i partiti saranno rappresentati nel prossimo Bundestag, cioè chi vi avrà la maggioranza e quindi la possibilità di eleggere il proprio candidato come Cancelliere Federale.

La soglia di sbarramento è del 5 per cento. I seggi del parlamento tedesco sono almeno 598; diciamo “almeno” perché non esiste un numero predeterminato di deputati, come vedremoComunque, di questi 598, 299 vengono assegnati ai candidati eletti direttamente con la maggioranza dei voti (il primo voto). L’altra metà viene assegnata tramite i listini bloccati, le cosiddette “Landeslisten”, o liste regionali. Queste liste sono redatte e definite a livello regionale dai singoli partiti prima delle elezioni. I posti in cima alla lista sono generalmente considerati sicuri, con elezione probabile. Una volta stabilita la ripartizione tra i partiti, i candidati vincitori nei collegi uninominali vengono eletti fino al raggiungimento dei seggi conquistati dal partito di appartenenza: se il partito ha eletto nei collegi un numero inferiore di candidati rispetto ai seggi vinti, gli altri vengono eletti dal listino bloccato. Per esempio, se un partito ha diritto a 100 seggi e ha vinto 60 collegi uninominali, avrà diritto ad altri 40 rappresentanti eletti nelle liste.
Se viceversa ha eletto più candidati uninominali rispetto al numero di seggi conquistati, si aumenta la composizione del Bundestag fino a contenere tutti i vincitori nei collegi uninominali. Attualmente il Bundestag è formata da 622 membri.

La proposta sulla quale si sta discutendo in Italia è diversa in almeno in due aspetti, per altro non secondari,  a parte che sulla stessa quota di sbarramento al 5% ancora non c’è accordo.
Ma soprattutto, in primo luogo l’elettore non avrà a disposizione due schede elettorali (per la sola elezione della Camera dei Deputati) come in Germania per l’elezione del Bundestag ma soltanto una. Non sarà quindi possibile votare per una lista nazionale e per un candidato nel collegio uninominale diverso dal partito nazionale votato.  In Italia l’elettore potrà votare solo la lista nazionale e conseguente voto al candidato nel collegio. Insomma, non sarà possibile il voto disgiunto.

Ma vi è una seconda differenza sostanziale. In Germania i candidati che vincono nei collegi uninominali con più voti di tutti, sono automaticamente eletti nel Bundestag. Come detto, in Germania il Bundestag è a composizione variabile proprio per permettere l’elezione di tutti i candidati arrivati primi nei collegi uninominali.
In Italia non sarà possibile, perché il numero dei deputati è scritto in Costituzione. E modificare la Costituzione in tempi rapidi non è nelle cose.

Tutto ciò comporta un’altra differenza non irrilevante: da noi non sarebbe affatto certo che un candidato vittorioso nel proprio collegio sia poi eletto. Di conseguenza, non è detto che ogni territorio abbia la propria rappresentanza.

Esempio: se rimangono le circoscrizioni regionali del 2013, all’Emilia Romagna spetterebbero 45 deputati. Di questi, il 50% (23) sarebbe eletto nei collegi uninominali. Ma non è detto. Se un partito arriva primo in tutti i collegi (23), ma in base al proporzionale gli spettano solo 14 deputati, saranno eletti solo quei 14 candidati sulla base di una graduatoria in ordine decrescente per voti in ciascun collegio dei candidati dello stesso partito.

Se non un “pastrocchiellum”, certo un problema non piccolo da risolvere per i tecnici. Per altro con questa situazione il territorio di Rimini rischia di essere penalizzato soprattutto per i candidati del Pd. Infatti, avendo i Dem nel Riminese una percentuale di voti storicamente più bassa rispetto ad altri territori della regione, facile dedurre che saranno eletti deputati quelli dei collegi dove le percentuali di voti al Pd sono più alte.

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