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Santarcangelo: Montevecchi e Popolo della Famiglia contro la parrocchia di San Michele

Da una parte il “niet” del sindaco di Riccione al patrocinio del Summer Pride, dall’altra la “collaborazione” della parrocchia a SantarcangeloFestival diventano motivo di intervento e polemica da parte del consigliere di minoranza nella città clementina, Matteo Montevecchi e del Popolo della Famiglia di Rimini.

Sotto accusa don Andrea Turchini della parrocchia di San Michele Arcangelo che “deve dare urgenti spiegazioni e dissociarsi subito da questo Festival”. Riportiamo integralmente i comunicati.

La dichiarazione di Matteo Montevecchi, consigliere comunale di Fratelli d’Italia:

Navigando sul sito ufficiale del “SantarcangeloFestival” mi sono imbattuto in un’amara scoperta: ho dovuto tristemente constatare con profonda delusione che la Parrocchia di Santarcangelo ci collabora letteralmente”. Esordisce così il giovane consigliere Matteo Montevecchi che continua affermando:

Com’è possibile che si sia resa disponibile ad una collaborazione con un Festival in cui viene tenuto uno spettacolo sugli ecosessuali (quelli che fanno “sesso” con la natura), descritto come un’esperienza erotica verde in cui è possibile amoreggiare con la terra? Come è giustificabile la collaborazione della Parrocchia in un Festival in cui un laboratorio permanente è tenuto da un centro sociale di estrema sinistra, Macao, celebre per le sue occupazioni abusive e per aver organizzato un flash mob in occasione dell’8 marzo in cui una decina di “galline” pseudo femministe si sono presentate in piazza senza mutande per alzare la propria gonna e mostrare la vagina in pubblico? Cerco sempre di credere nella buona fede delle persone, l’ho sempre fatto e non smetterò di certo ora. Ma credo anche che sia veramente impossibile non accorgersi di quello che sta succedendo in questi giorni al Festival.

Soprattutto, nel caso non si fosse davvero al corrente di tutto questo, è possibile pensare di rendersi disponibili in una collaborazione alla cieca con un Festival di cui non si conosce il programma? Lo chiedo categoricamente: don Andrea Turchini deve dare urgenti spiegazioni e dissociarsi subito da questo Festival. La Parrocchia non può essere coinvolta in questo scandalo dove vengono finanziate porcherie con soldi pubblici, dove viene sponsorizzata una propaganda ideologica lontana anni luce dalla dottrina della Chiesa Cattolica”.

E infine conclude: “Non mi si venga a dire: “ma il Festival non è tutto così, valorizziamo quello che c’è da valorizzare” e altre frasi fatte di mera circostanza, perché il messaggio che sta passando è chiaro, il fine lo hanno capito tutti. Allora è bene che sia il mondo laico ad attivarsi e ad agire di conseguenza. Inoltre, vorrei che sia chiaro un piccolo particolare. Si tratta di correzione fraterna e sincera, non di una sterile polemica. Tra l’altro c’è già precedente, infatti due anni fa la compagnia “Motus” con Silvia Calderoni proprio in occasione del Festival si era esibita in una spudorata propaganda gender nel Teatrino della Collegiata. Lo spettacolo, intitolato MDLSX, era una presentazione in prima assoluta. Questo però non determina una scusante. Infatti bastava leggere la descrizione per capire a cosa si sarebbe andati incontro: “un ordigno sonoro, inno lisergico e solitario alla libertà di divenire, essere altro dai confini del corpo, dagli organi sessuali”. Abbastanza chiaro, no? Alla luce del sole. Del resto, come quest’anno”.

Il comunicato del Popolo della Famiglia di Rimini:

Mentre a Riccione il Sindaco Renata Tosi nega il patrocinio del Comune al “Summer Pride”, manifestazione che esalta lo stile di vita gay, all’altro capo della provincia, in un contesto come quello del Santarcangelo Festival che per molti aspetti è culturalmente affine al “Pride”, una istituzione ecclesiastica – la Parrocchia di San Michele Arcangelo –  figura tra i collaboratori di questa più che discutibile kermesse. 

La cosa è a dir poco sorprendente se si considera che la manifestazione santarcangiolese è espressione di valori e tendenze che con la cultura e il sentire dei cattolici hanno davvero poco a che vedere. Anzi, possiamo dire che il Festival di quest’anno esprime e veicola in modo del tutto evidente anche ai più distratti, valori e stili di vita anticristiani, contrari all’insegnamento della Chiesa, del tutto alieni rispetto alla vita e agli interessi delle comunità parrocchiali.

Ci chiediamo quale possa essere la natura di tale collaborazione e la ragione di questa scelta. Desiderio di compiacere la pubblica amministrazione e la sua classe dirigente? Paura di apparire chiusi e poco dialoganti? Ammesso che un qualche dialogo sia possibile coi rappresentanti dell’ “eco sessualità” – quelli che fanno sesso con gli alberi – solo per fare un esempio delle idiozie “culturali” presenti al Festival, è bene ricordare che dialogare è molto diverso da sponsorizzare. 

Benché sia più che legittimo che una parrocchia ambisca ad essere pienamente inserita nel tessuto cittadino di cui è parte, questo non può significare concedere la propria adesione a manifestazioni che contraddicono in modo evidente e perfino provocatorio la fede cristiana. Questo vorrebbe dire rinnegare se stessi e la propria missione. Si addicono allora le parole del Papa del Concilio: “… Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita. E non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri” (Paolo VI). Invitiamo i responsabili parrocchiali di Santarcangelo a dire una parola di chiarezza e a ritirare l’adesione al Festival degli eccessi e delle provocazioni”.

Il Popolo della famiglia – Rimini

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