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Roberto Biagini esce dal Pd e segue Vasco Errani: i motivi

Questa la motivazione dell’ex assessore del comune di Rimini Roberto Biagini:
“Come ho sempre sostenuto il Referendum del 4 Dicembre è stato uno di quei momenti fondamentali e dirimenti della vita politica italiana: è inutile negarlo, a prescindere da chi si è schierato per il SI’ o per il NO.

Troppo importanti i temi sostanziali oggetto della dialettica politica, le varie differenti posizioni e il modo con il quale ci si è approcciati per proporre le modifiche dell’ assetto politico-costituzionale del nostro paese. Una rottura sensibile, dirompente si è verificata nelle diverse anime del PD e giustamente e doverosamente ognuno, da quel momento, si è ritenuto libero di riflettere se rimanere all’ interno di quella compagine politica oppure di abbandonarla.

Dopo la direzione di ieri mi è stato chiesto dai vari schieramenti ( ringrazio tutte le persone che mi hanno contattato) di appoggiare i tre canditati che ad oggi si sono pubblicamente esposti. A tutti ho risposto che non avrei rinnovato la tessera del PD per il 2017 e che non avrei, di conseguenza, partecipato alla tornata congressuale. E’ chiaro che per mia cultura, storia ed appartenenza politica guardo con interesse al nuovo soggetto politico del centro-sinistra e alle persone che nella nostra regione lo rappresenteranno con l’ auspicio che vi sia continuità con la spinta referendaria del 4 Dicembre scorso.

Un abbraccio affettuoso agli amici, alle amiche, ai compagni, alle compagne, ai simpatizzanti del PD e soprattutto agli iscritti del Circolo di Viserba che non hanno mai, dico mai mancato di sostenermi in tutti questi anni ed un caloroso in bocca al lupo a tutti per l’importante competizione congressuale che si apprestano ad affrontare. Poi nella vita mai dire mai….”

Errani come annunciato ha motivato la sua uscita dal Pd al circolo al quale è iscritto a Ravenna. Questi alcuni passaggi del suo intervento.

“Abbiamo bisogno di un nuovo campo del centrosinistra in Italia. Non sono alla ricerca di vecchi vessilli e canzoni. La sinistra del Novecento ha esaurito la sua funzione. Ci vogliono idee nuove. Voglio pormi il problema di come contrasto le rendite. Di quale welfare, universalitico, comunitario serve alla società. Dobbiamo rimettere al centro i nostri lavori: solidarietà, giustiza,  libertà. Non mi convince una democrazia fatta di popolo e leader”. “Sempre riconosciuta la leadership di Renzi”. “Non sono tra quelli che non hanno riconosciuto la leadership di Matteo Renzi. Nessuno può avere un sospetto su quello. Io l’ho riconoscuta, ho lavorato intensamente per cercare la sintesi con impengo, convinzione e sentimento. Perché la poltica è questo: politica, passione e sentimento, assieme alle idee e ai valori. Non mi sono sentito dentro a un partito dove c’era un intruso”.

“Detesto la deriva in cui questo partito è entrato, in relazione al posizionamento e ai posti. Il Pd è nato nel 2007. Il problema era quello di costruire una nuova cultura politica, la capacità di vedere un Paese e un mondo che cambiavano radicalmente. Non siamo riusciti a farlo. Abbiamo un virus autoreferenziale che non ci permette di capire cosa sta succedendo. Parliamo di noi, tra di noi, e spesso non ci ascoltiamo, e questo è un problema serio”.

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