Da un lettore di Rimini, Massimo Nicolini, riceviamo e volentieri pubblichiamo:
“Ieri mattina mi trovavo di fronte al Pascucci, al mare, su viale Vespucci e stavo aiutando una persona in carrozzella che mi aveva chiesto di guardargli (lui non riusciva a farlo, la tabellina era troppo in alto) gli orari del filobus. Doveva andare in stazione a incontrare la sua badante.
Il filobus doveva – come da orario stampato – arrivare alle 11 e 18, invece è arrivato alle 11.40.
Comunque sia, appena arriva, chiedo all’autista la possibilità di aiutarmi a mettere sulla pedana di cui è dotata la vettura per questi casi la carrozzella. L’autista, devo dire, prontamente, si è mosso ad aiutarmi e stavamo apprestandoci all’operazione. La cosa ha sollevato l’obiezione di una anziana signora che con fare abbastanza deciso e perentorio lo ha rimproverato dicendo che era abbastanza tempo che era in filobus e che essendo pieno di gente non doveva perdere tempo e che, insomma… non c’era nemmeno posto.
L’autista a quel punto – con mio massimo disappunto – è tornato al posto di guida ed è ripartito, lasciando a terra me (che avrei accompagnato la persona diversamente abile pur non conoscendola e per puro spirito civico) e la persona, appunto, in carrozzella.
Mi sono sentito umiliato e direi “deriso” da questo comportamento. Figuriamoci con che spirito ho guardato negli occhi la persona che stavo cercando di aiutare e come fossero i suoi, abbattuti, scuri. Sono rimasto basito davanti a una tale insensibilità e velocità nel prendere una decisione che non ha lasciato lo spazio a una replica o al minimo tentativo di volontà di verificare se, facendo quello che penso era nel dovere dell’autista, provare almeno se quella persona poteva essere accolta come suo diritto sul mezzo pubblico. E il senso di impotenza che ho provato io al posto del disabile mi ha tormentato tutto il giorno dandomi l’idea che cosa può provare un’individuo colpito così duramente dal destino. E’ partito con la sua carrozzella, aveva poco tempo per raggiungere la stazione e non so se sia riuscito a raggiungere il suo badante. A me il pensiero mi tormenta ancora, a ventiquattro ore da quel momento. Ho capito che non c’era nessun commento da fare e me ne sono andato.
E’ da ieri mattina che ci ripenso e più lo faccio e più mi monta la rabbia… Eppure l’autista nello svolgimento delle proprie funzioni – se non sbaglio – è un pubblico ufficiale e, sempre se non ricordo male, nei mezzi pubblici ci deve essere una zona riservata agli handicappati, con tanto di cintura di sicurezza e maniglioni. Perché invece di mollare tutto non ha – lui sì – rimproverato la vecchia megera facendo fino in fondo il proprio dovere, magari lasciando proprio lei a piedi, invece che la persona in carrozzella? Mi piacerebbe che da Start Romagna arrivasse una bella risposta!”.