Si sa che a Cervia Matteo Renzi si è tolto jeans e perfino l’imprescindibile camicia bianca, si è messo in costume e si è dato alla partitella sulla spiaggia. In squadra con lui, Matteo Richetti, Andrea Rossi della segreteria nazionale dem e il sindaco di Cervia Luca Coffari. Si trovano contro l’ex campione juventino Massimo Bonini e Ruggero Rizzitelli, ex bomber della Roma. Che a fine partita confida: «Li abbiamo voluti far vincere 3 a 1 e io ho finto di perdere la palla per far fare gol a Matteo. Che comunque è bravino e soprattutto un grande lottatore».
A Rimini succederà altrettanto? Sono in tantissimi ad attenderlo e una signora proclama a gran voce le su aspettative: «La camicia se la deve togliere anche qui!». «Ma poi si vede la pancetta», osserva qualcuno. «Fa niente, la pancetta ce l’abbiamo tutti», ribadisce la fan. Il banchetto dei libri fa buoni affari e qualcuno già sfoglia “Avanti – Perché l’Italia non si ferma” sulla brandina.
Curiosi, giornalisti, forze dell’ordine affollano il bagno 46 di Rimini dal lungomare alla battigia. Il segretario del Pd è atteso qui, al chiringuito con vista sul BoaBay. Del Pd locale non manca praticamente nessuno, dall’onorevole Arlotti all’assessore Petitti, dal segretario provinciale Juri Magrini al sindaco Riziero Santi. Manca solo il leader, ma anche il clamoroso ritardo era in preventivo.
E finalmente eccolo, scortato dal sindaco Andrea Gnassi ancora col casco in mano.
L’assalto per immortalarsi assieme a Renzi è impressionante. «L’Italia non si ferma, ma adesso fermatevi un po’ con i selfie sennò non iniziamo più», scherza lui. Ma ci sono ancora mazzi di fiori da ricevere, baci da ricambiare, forze dell’ordine da ringraziare, compreso il cane antidroga Gimbo che gli viene presentato.
Finalmente si guadagna la riva del mare. L’ex presidente del consiglio su scranno simil-thaitiano, il pubblico, circa 500 persone, su sedie-regista e brandine, ma in gran parte a sedere sulla sabbia.
Andrea introduce e poi tocca a Matteo: «Bello essere qui all’aria aperta sulla spiaggia di Rimini, fuori dal chiuso del palazzo». Ma poi si passa subito degli 80 euro: «Forse non sono stato capace di comunicarli bene. Volevo fare lo statista, ho fatto il piazzista. Come Vanna Marchi e Mastrota».
Sui temi caldi: «I migranti sono diminuiti rispetto all’anno scorso anche se non sembra. Lo dicono i numeri. E aiutarli davvero a casa loro non è una parolaccia. Se c’è chi rischia di affogare… li salvi tutti. Non me ne importa nulla dei sondaggi, la vita umana è il più grande dei valori. E quindi dobbiamo salvarli tutti, ma non li puoi accogliere tutti te».
Sullo Ius Soli: «Tutti i bambini che nascono qui, che vanno a scuola con nostri figli, hanno il diritto e il dovere di essere cittadini italiani».
Legge elettorale: «Interessa solo gli addetti lavori. E’ importante per capire chi andrà in parlamento per decidere i prossimi posti. Io penso che sia più importante capire come aumentare i posti di lavoro più che i posti in parlamento».
Europa: «Sì, ma non così. Però non c’è spazio alternativo all’Europa. L’Europa economica comincia a girare bene. Ma l’Ue non è solo mercato unico. Macron va a Bruxelles e fa gli interessi francesi. Invece come Italia non l’abbiamo sempre fatto bene e ha sbagliato anche la sinistra che ha usato l’Europa per fare una guerra interna».
Inoltre: «Quando vedo la bandiera italiana mi vengono i brividi d’orgoglio». Di qui, «Quasi due miliardi di dollari alle periferie di Parigi per l’organizzazione dei Giochi Olimpici del 2024. E dire che esattamente un anno fa alla cena del Comitato Olimpico a Rio tutti davano Roma favorita».
Gli interventi dell ex premier sono accompagnati da calorosi applausi, ma non mancano i contestatori.
C’è chi urla «Sei un buffone!», «Avete rovinato l’Italia»,«Dici solo stron****!». Ma Matteo resta ‘sereno’ e domanda spiegazioni concrete sui motivi delle accuse.
Soprattutto su Consip: «Se ci sono indagini, facciamo lavorare i giudici, chiunque sia coinvolto in una vicenda giudiziaria»; «Voglio la verità, perché la verità sorprenderà tante persone. Abbiamo il tempo per aspettare che venga fatta verità, e i colpevoli pagheranno»; «Quando parlate di Consip sciacquatevi la bocca».
Conclusione: «Ci sono movimenti che hanno cinque stelle e due morali diverse. Quando è arrivato l’avviso di garanzia al sindaco di Roma hanno fatto finta di niente. Io sono garantista sempre e il sindaco Raggi deve continuare a fare il suo lavoro». E un ragazzo che insiste nelle interruzioni viene allontanato.
E chiede: «Che non si discuta tanto del mio carattere ma delle cose fatte e quelle ancora da fare. Il mio carattere è un problema di mia moglie, se volete mandatele delle cartoline di solidarietà. Adesso dobbiamo pensare a cambiare l’Italia». Di non lasciare che al paese sfuggano occasioni importanti solo per la paura. Senza dimenticare dove si trova: «Dovremmo fare del sistema romagnolo un modello culturale».
E via di nuovo a immergersi tra la folla a firmare copie del suo libro, saldo in testa alle classifiche di vendita.
La camicia (ancora) non se l’è tolta. Però è scalzo sulla spiaggia. E’ già qualcosa.