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Polemiche sul Santarcangelo Festival: Don Turchini replica a Montevecchi

Dopo aver già criticato negli scorsi giorni il Festival per le tematiche affrontate, continuano anche oggi le polemiche di Matteo Montevecchi, consigliere comunale di Fratelli d’Italia. Sotto accusa don Andrea Turchini della parrocchia di San Michele Arcangelo, colpevole di aver collaborato alla realizzazione del Santarcangelo Festival.

Alle sollecitazioni risponde per la Parrocchia lo stesso don Andrea Turchini: “La Parrocchia di Santarcangelo collabora con il Festival perché, su richiesta della direzione dello stesso, ha messo a disposizione alcuni locali del Centro Parrocchiale per la foresteria dove dormono alcuni tecnici e perché ha concesso l’utilizzo del teatrino della Parrocchia per uno spettacolo teatrale molto bello, proposto all’interno della rassegna del Festival, spettacolo su cui avevamo chiesto alcune garanzie circa il contenuto. E’ ovvio per tutti che la Parrocchia non viene né interpellata, né coinvolta nella definizione della linea culturale del Festival”.

Non avevamo nessun desiderio di apparire tra i collaboratori – prosegue don Turchini – ma quando ci è stato proposto non ho trovato nulla in contrario in relazione a quanto offerto. Qualcuno lo considera inopportuno? Ci penseremo in vista di una prossima edizione e dopo un opportuno confronto, che potrà essere realizzato a Festival concluso, anche ad agosto, e anche in sede di Consiglio Pastorale. Riguardo al Festival 2017 devo dire che, a causa dei miei impegni, purtroppo non sono riuscito a seguirlo come avrei dovuto.

Ho sentito molta gente della parrocchia che è rimasta entusiasta per alcune proposte. Devo dire che alcune cose di cui ho letto mi hanno lasciato piuttosto perplesso; mi propongo di chiedere e di comprendere meglio. Noto che ci sono altre persone che hanno formulato un giudizio di dissenso molto netto, un giudizio espresso sia sul piano culturale che su quello politico. Personalmente ritengo che sia opportuno disgiungere i piani perché la confusione che si rischia di creare è notevole e non aiuta a fare chiarezza, né a confrontarsi in modo civile.

Per formazione personale penso che per le discussioni e i confronti ci siano degli ambiti adeguati e che intervenire in modo polemico sui social network, anche se raccoglie consensi immediati, e di pancia, non aiuti a progredire di un passo nella ricerca del dialogo e, in definitiva, del bene. Inoltre ritengo che il ruolo del parroco non sia quello di fare il pubblico censore. Non lo hanno fatto coloro che mi hanno preceduto e non intendo farlo neppure io, soprattutto non sui social network.

A chi vuole seriamente confrontarsi con me in modo onesto e senza altri fini, non sarà difficile reperire il mio recapito telefonico e trovare un’occasione per parlare e confrontarsi. Chi mi vuole proporre una correzione fraterna, se vuole essere fedele allo stile del Vangelo, non lo fa pubblicando un post su una testata giornalistica, ma mi cerca (cosa facile) e mi scrive personalmente o mi chiama al telefono.

A chi, invece, vuole strumentalizzare me o la parrocchia per le proprie battaglie personali che poco hanno di cattolico – almeno nello stile – o per mettersi in evidenza, chiedo sinceramente di lasciar perdere. Noto con tristezza che nella nostra città si va poco per il sottile nell’esprimere giudizi sulle persone e sulle loro idee che alcuni presumono di conoscere. Da questo clima di violenza verbale mi sono dissociato pubblicamente da gennaio scorso e non intendo venir meno a questa scelta. Sul Festival – conclude don Turchini – ci sarà modo di parlare diffusamente alla sua conclusione, per tentare una verifica globale, possibilmente liberi da tutti i pregiudizi ideologici che non servono a nessuno”.

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