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Basket Rimini, l’assessore Brasini: “Ecco gli errori di Capicchioni”

«La sola cosa che importa è salvare e rilanciare la pallacanestro riminese». Non ha voglia di polemiche l’assessore alla sport Gian Luca Brasini. Quello che conta ora è riportare alla gloria il mondo del basket riminese. E proprio per questo, «non è produttivo rispondere punto per punto allo j’accuse nei confronti di tutto e tutti (in primis Rimini) da parte di Luciano Capicchioni». L’assessore riminese si riferisce a quanto detto dal patron del club biancorosso. Che ieri, sul Resto del Carlino – Rimini, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «alla realtà riminese non piaccio – spiega Capicchioni –. Ho chiesto più volte di poter parlare con il sindaco, ho mandato delle e-mail, ma non sono stato considerato». E ancora: «al Basket Rimini ho dovuto fare da solo per il semplice motivo che nessuno è venuto a darmi una mano». Critiche pungenti per il Comune di Rimini.

Ma la replica di Brasini non si fa attendere. «Mi limito a sottolineare senza spirito polemico, come già ho avuto modo di ribadire nel corso di questi anni, alcune criticità della gestione Capicchioni: l’aver rinunciato consapevolmente ai circa 10 impianti in cui si allenavano le formazioni del settore giovanile; lo stato precario e degradato in cui versava la palestra Carim, costringendo il Comune a riprenderne la gestione e procedere alla riqualificazione; i tanti progetti e altrettanti incontri, spesso al di fuori del basket, ai quali in diversi casi ho partecipato io insieme al sindaco Gnassi, in cui Capicchioni avanzava proposte le più eterogenee (russi che volevano acquisire lo Sport Village, azioni promozionali in Cina, feste dell’amicizia con i russi, tornei internazionali di tennis) per poi perdersi invariabilmente nel porto delle nebbie.

Ma non è questo che importa oggi visto che, in definitiva, la pallacanestro riminese qualcosa, e di non secondario, deve a Luciano: l’aver rilevato una società di fatto fallita dopo la ‘sola’ di Riviera Solare, permettendo la sopravvivenza del basket in città. Da quel momento di errori ne sono stati fatti tanti ma adesso, a prescindere da un risultato sportivo deludente, vanno sanati.

L’errore più grande è la divisione e lo sfrangiamento del settore giovanile, dovuto al peccato originale di non rinnovare la gestione di dieci campi di allenamento, che ha avuto come effetto la dissoluzione di quell’osmosi tra settore giovanile e prima squadra che è da sempre il ‘primo cent’ della fortuna della pallacanestro riminese.

Bisogna ripartire da qui, rimettere assieme i cocci, interrompere quella diaspora che negli ultimi anni ha fatto sì che i talenti riminesi si disperdessero in mille squadre in giro per l’Italia, non avendo più nel Basket Rimini il loro naturale approdo. L’esempio del calcio biancorosso è in questo caso calzante: la rinascita nel 2016 è partita da un progetto sportivo fondato sul settore giovanile, che ha dato credibilità, energia, entusiasmo a tutto l’ambiente, compresa la prima squadra.

Su Capicchioni mi permetto di aggiungere questo. Non va sicuramente criminalizzato perché ha raccolto il nostro basket in un momento di enorme difficoltà, ma allo stesso tempo sono da respingere al mittente le sue accuse di ‘invidia’ o di ‘menefreghismo e ingratitudine’ visto che lui stesso ha fatto pochi, pochissimi passi per entrare in sintonia con la città. Legittimo che qualcuno si faccia avanti, ieri come oggi, per rilevarne la gestione. Ma come Amministrazione Comunale mettiamo bene in chiaro una cosa: se un soggetto o più soggetti dovessero lanciasse un’Opa sul Basket Rimini, chiediamo che ciò avvenga in totale trasparenza e senza angoli bui. Se ciò dovesse avvenire, il Comune di Rimini potrebbe fare da garante per tutelare la linearità dell’eventuale percorso. Vedremo nei prossimi giorni e nelle prossime settimane ma l’obiettivo primario, ripeto, resta il settore giovanile».

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