Arcuri, diciamolo chiaro, non e’ stata una sorpresa, vero? A molti è sembrata un finale scontato dopo tante tensioni. O no?
“Beh, tanto scontata non direi. Certo, il confronto si era fatto particolarmente serrato. Ma l’accelerazione che è stata imposta, mi fa credere che era un’operazione programmata in ogni singolo dettaglio. Arrivo finanche a pensare che la richiesta inderogabile di un assessorato sia stata in realtà un paravento a ragioni più recondite”.
Cosa glielo fa pensare?
“Faccio una semplice riflessione. Nel lungo braccio di ferro con Unione Civica , Renata ha dato ampia dimostrazione di apertura per arrivare ad un apprezzabile e convincente accordo. Di fronte alla richiesta perentoria di un assessorato, ha risposto mettendo sul tavolo a mio giudizio molto di più, dal punto di vista politico ed istituzionale. Siamo venuti a sapere che ad UC sarebbero andati la presidenza di Geat, la presidenza del Consiglio comunale e la delega i Lavori pubblici che di fatto è un assessorato. Aver rifiutato tutto ciò mi fa credere che il voler vedersi riconoscere il ruolo non fosse poi così vincolante. E rintanarsi dietro l’Urbanistica o niente, avvalora la mia riflessione.
E le ragioni recondite?
“Beh, detto questo non posso fare a meno di pensare che dietro tutto ci siamo due ragioni convergenti. Da una parte una ragione politica. E dall’altra una più prosaica legata all’affarismo diffuso, quello che mantiene gli equilibri di potere di una città a vocazione immobiliare”.
La ragione politica non è chiarissima. Può spiegarla?
“Basta fare qualche passo indietro e andare a vedere quando sono cominciate in realtà le fibrillazioni all’interno dei partiti che hanno sofferto le uscite dei consiglieri. Lasciando da parte il caso di Emanuele Montanari, che è un caso a se. Il resto del malessere è nato subito dopo la vittoria del tandem Pizzolante-Gnassi a Rimini. Troppo facile allora la preposizione di replicare a Riccione un format vincente. Da qui il lavoro sotto traccia di chi ha pensato di poter cavalcare la nuova tigre”.
Solo che Forza Italia a Rimini è fuori dai giochi. A Riccione come potrebbe rientravi?
“Forza Italia a Riccione è pressoché commissariata, purtroppo. Basta leggere cosa scrivono e dicono molti iscritti o simpatizzanti. Mi ricorda un po’ quello che diceva Mattei dell’MSI. Le ricordo che la tredicesima firma necessaria per mandare a casa la Tosi, arriva da una consigliera di Forza Italia: subito smentita dal coordinatore provinciale, ma non da quello cittadini e meno che meno dal vero commissario politico del partito”.
La sua è una lettura da prima repubblica…
“Ci siamo cascati dentro con tutti i vestiti e le scarpe. Maneggi politici, ricatti, ultimatum, tradimenti. In due mesi a Riccione ne abbiamo visto tutto il repertorio”.
E adesso cosa succede a Riccione?
“Quello che succede in questi casi. Si rinsaldano le fila. Ognuno per le proprie ragioni. Noi guardiamo avanti convinti di poter guardare la città a testa alta. Riprenderemo il nostro dialogo elettorale con la città. Dimostreremo di meritare la fiducia che ci aveva concesso. Lo faremo con le arti che conosciamo: quelle dell’onestà, della trasparenza e dell’impegno. Il tutto sempre al fianco di Renata Tosi”.
Nessun accenno al Pd?
“Confesso che l’ho fatto volutamente. Ma se insiste, le dico solo che prestandosi come banale comprimario a questa subdola operazione di palazzo, ha raggiunto il punto più basso della sua storia Riccionese. Le firme dei suoi Consiglieri Comunali segnano l’abdicazione di ogni velleità politica sulla città. Da oggi in poi sarà il portaborse di Tirincanti e soci”.
Stefano Cicchetti