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18 gennaio 1849 – San Marino accorre in soccorso di Roma repubblicana

Il Corriere Livornese del 18 gennaio 1849 riporta: “La Repubblica di San Marino si vuole che deliberasse d’ inviare una colonna di 200 militi col nome di Coorte Titana in aiuto della nascente Repubblica romana”. 

La Repubblica Romana sarebbe in effetti nata il 5 febbraio 1849. In quel gennaio, il 21 e 22 si sarebbe votato per l’Assemblea Costituente.

Di mirabile chiarezza e concisione, nonché pietra miliare della storia europea per i suoi contenuti, il Decreto del 29 dicembre 1848 che indiceva quelle elezioni:

Decreto di indizione delle elezioni per l’Assemblea Costituente 
È convocata in Roma un’Assemblea Nazionale, che con pieni poteri rappresenti lo Stato romano.
L’oggetto della medesima è di prendere tutte quelle deliberazioni che giudicherà opportune per determinare i modi di dare un regolare, compiuto e stabile ordinamento alla cosa pubblica, in conformità dei voti e delle tendenze di tutta o della maggior parte della popolazione.
Sono convocati i comizi per le elezioni del 21 gennaio 1849.
Duecento il numero dei rappresentanti.
Il voto sarà diretto e universale.
Gli elettori tutti i cittadini dello Stato dagli anni ventuno compiuti, che vi risiedono da un anno e non privati dei diritti civili.
Eleggibili tutti i medesimi che abbiano compiuto l’età di 25 anni.
Il 5 di febbraio destinato all’apertura dell’Assemblea.

La sera del 24 novembre 1848 papa Pio IX era fuggito da Roma alla fortezza di Gaeta, dove si era posto sotto la protezione del Regno delle Due Sicilie. Successivamente richiese l’intervento delle potenze cattoliche per ristabilire l’ordine nello Stato Pontificio. E tutte risposero: Austria, Spagna e Francia oltre naturalmente lo stesso Regno delle Due Sicilie. Il governo provvisorio che si era insediato e aveva indetto le elezioni, nonché tutti quelli che vi avrebbero partecipato, furono colpiti dalla scomunica papale.

Il voto popolare del 21-22 gennaio scelse 179 “Rappresentanti del popolo”.  Il 9 febbraio 1849 il potere temporale del papa fu dichiarato decaduto e fu proclamata la Repubblica.

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Giuseppe Mazzini, il forlivese Aurelio Saffi e il romano Carlo Armellini formarono un triumvirato che di fatto governò la Repubblica. Fra i provvedimenti del nuovo stato, come si è visto, prima di tutto il suffragio universale maschile (quello femminile in realtà non era espressamente vietato dalla Costituzione, ma le donne ne restarono escluse per consuetudine). E poi: l’abolizione della pena di morte, la parità di diritti e doveri di fronte alla legge, e le libertà di culto, di stampa e di espressione: ci vorrà un secolo prima che le democrazie europee accolgano tutti questi principi, mentre nella stessa Europa non manca chi invece li mette ancora in discussione.

Per dare un carattere nazionale all’Assemblea, si elessero anche cittadini degli altri Stati italiani. Tra di essi, Giuseppe Garibaldi, suddito sabaudo del Regno di Sardegna come Mazzini, che fu eletto nel distretto di Macerata e diventò il capo militare della disperata resistenza della Repubblica.

garibaldi

Il mondo imparò allora a stupirsi dei Garibaldini, capaci con pochi uomini e mezzi ancor più scarsi di fermare e respingere l’esercito borbonico, tenere a bada un corpo di spedizione spagnolo, dare una sonora lezione ai Francesi per poi infine cedere solo dopo tre mesi di assedio, fra il 2 e il 5 luglio 1849. Sono i giorni in cui cade a 22 anni Goffredo Mameli, mentre il suo “Il canto degli Italiani” è intonato da tutti, a iniziare dallo stesso Garibaldi.

triumvirato

Garibaldi, che rifiutata la resa riesce con pochi dei suoi a raggiungere San Marino; l’imbarco a Cesenatico; la morte di Anita; l’avventuroso arrivo a Venezia che ancora resisteva: tutti conosciamo le tappe dell’epopea fondante del Risorgimento italiano.

Garibaldi a San Marino

Garibaldi a San Marino

Ma come vivevano gli abitanti di Rimini e dintorni quei giorni?

San Marino, si è già visto, era tutta per la Repubblica “sorella”; il sammarinese Atanasio Galassi fu fra i caduti a Roma. A Rimini, tanto farsi un’idea del clima, perfino un “uomo d’ordine” come il Presidente del Circolo Popolare Riminese e Capitano della locale Guardia Civica, Ing. Francesco Galli, giunse a far affiggere manifesti in cui si leggeva testualmente: “Essere meglio mangiarsi i propri figli come pane che tornare sotto l’infame governo del prete”. (Arturo Menghi Sartorio: “Risorgimento senza retorica” – Il Cerchio, 2011),

In ben 275 erano partiti dal territorio riminese per andare combattere per la Repubblica romana; alcuni che ebbero incarichi rilevanti, come Enrico Serpieri che fu Questore dell’Assemblea costituente. Negli elenchi ufficiali dei caduti per la Repubblica, che furono quasi mille, risultano 10 riminesi: Remigio Baffoni, Luigi Bandi, Giambattista Bonini, Angelo Degli Esposti, Giovanni Gionchini, Giuseppe Guedenio, Camillo Macina, Camillo Manna, Daniele Raffaelli, Ercole Ugolini.

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Enrico Serpieri

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