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15 luglio 1809 – Il Tempio Malatestiano diventa Duomo di Rimini

Il vescovo di Rimini, Monsignor Vincenzo Ferretti, presente all’incoronazione a Re d’Italia di Napoleone Bonaparte aveva chiesto di persona al sovrano che la chiesa conventuale di San Francesco, il Tempio Malatestiano, diventasse la cattedrale della città. Sua Maestà l’Imperatore si era detto d’accordo.

Perché il provvedimento andasse ad effetto, però, dovettero passare quattro anni. Come scrisse Carlo Tonini: «Onde nell’agosto (1805) si presero a fare tutti gli atti e provvedimenti acconci all’effettuazione del decreto medesimo, sebbene il trasferimento definitivo della Cattedrale dalla chiesa di S. Agostino ad esso Tempio non si facesse prima del 15 luglio 1809».

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L’interno della chiesa di S.Agostino a Rimini

Commenta e aggiunge lo storico riminese: «E certamente non sarebbesi potuto scegliere a tale effetto altro luogo più decoroso e più adatto. La vicina piccola chiesa di S. Giuseppe in vigore dello stesso decreto fu destinata pel Battistero, e furono concessi per il coro gli stalli della chiesa dei Lateranensi (lo spendido coro intarsiato della chiesa conventuale di San Marino detta oggi popolarmente Santa Rita, ndr). Inoltre, secondo un ordine governativo, i Canonici furono ridotti ad otto con un arciprete in luogo del Preposto, e i Mansionari a sei: e pel mantenimento della Cattedrale furono fissati franchi 4500 annui: il che si pose ad effetto nel gennajo del 1806».

L'interno del Tempio Malatestiano

L’interno del Tempio Malatestiano

Santa Colomba, la prima, antichissima cattedrale di Rimini, aveva smesso di essere tale nel 1798, quando con la prima occupazione francese era stata sconsacrata e utilizzata come caserma. Un’esistenza davvero tormentata e anche misteriosa quella del primo Duomo di Rimini. Non si sa nemmeno esattamente quando fu costruito, forse al posto di un tempio pagano secondo una tradizione dedicato a Ercole.

Ipotesi ricostruttiva della prima chiesa di Santa Colomba (Carlo Valdameri)

Ipotesi ricostruttiva della prima chiesa di Santa Colomba (Carlo Valdameri)

C’è chi pensa addirittura ad un equivoco riguardo al suo nome. In origine infatti la chiesa sarebbe stata dedicata allo Spirito Santo; essendo raffigurato come colomba, a questa iconografia si sarebbe sovrapposta un’altra antica tradizione che narra del miracoloso arrivo a Rimini nel IV secolo di alcune reliquie di Santa Colomba, martire di Sens in Francia. A metà ‘500 il vescovo di Rimini, Giovanni Battista Castelli, si recò colà di persona per prelevarne altre reliquie “originali” e al suo ritorno avrebbe constatato che combaciavano esattamente con quelle riminesi.

Giovanni Baronzio: “Storie di Santa Colomba”, 1340 ca. (Pinacoteca di Brera)

Una mente fantasiosa non può far a meno di notare una coincidenza perlomeno curiosa: quella che avrebbe visto i Riminesi, abitatori di luoghi che furono dei Galli Senoni (e almeno linguisticamente, loro discendenti), andarsi a cercare la loro prima Patrona a cui dedicare la loro cattedrale proprio nelle terre dei Senoni di Francia, ai quali devono il nome sia la città di Sens che il fiume Senna. Il tutto sarebbe sarebbe avvenuto, sempre secondo la tradizione, sotto il vescovo Stemmio (della cui esistenza però non si hanno prove storiche), dunque prima ancora del martirio e la canonizzazione di San Gaudenzo.

In questo "Morte della falsa moglie di San Marino" di Giorgio Picchi (1590 ca.) si vedeono le absisi di Santa Colomba rivolte verso la piazza di Rimini

In questo quadro di Giorgio Picchi (“Morte della falsa moglie di San Marino”, 1590 ca.) si vedono le absidi di Santa Colomba rivolte verso la piazza di Rimini

Ma tornando al primo Duomo riminese, si suppone fosse una basilica di tipo “ravennate”, forse fin da subito a tre navate. Di certo che è che la chiesa fu ricostruita in forme romaniche, riconsacrata e dedicata questa volta con certezza a Santa Colomba nel 1154.

Nel passare dei secoli si segnalano più volte lavori di restauro e rifacimenti a una struttura che non doveva essere solidissima e che ebbe a soffrire soprattutto per i terremoti. Inoltre, come tutte le chiese paleocristiane, era stata costruita tenendo conto della geografia sacra, cioè con le absidi rivolte ad oriente e senza considerare l’urbanistica circostante. I Riminesi si ritrovavano quindi con una cattedrale che “dava le spalle” alla piazza e alla città, come succede anche a San Leo.

la pianta di Santa Colomba nel XVIII secolo; il campanile oggi superstite è in basso a destra

Pianta di Santa Colomba nel XVII secolo; il campanile oggi superstite è in basso a destra

L’occasione per ribaltarne l’assetto fu tragicamente fornito da terremoto del 1672 , quando tutto l’edificio crollò insieme a molti altri. Nel ricostruirlo in forme barocche si realizzò finalmente la facciata rivolta alla piazza; ma la qualità dei lavori dovette essere ancora peggiore che nel passato, perché i successivi terremoti la colpirono ancora duramente e già c’era chi pensava di abbatterla di nuovo. Il che alla fine avvenne e non per colpa di Napoleone, ma dopo la sua caduta, fra il 1815 ed il 1824, quando la restaurata amministrazione pontificia non giudicò conveniente lasciare in piedi nulla se non quel che restava del campanile, databile tra il XIII ed il XIV secolo, molto rimaneggiato nel corso dei secoli e rivenduto come casa privata.

Fra il 1798 e il 1809 la cattedrale di Rimini era stata San Giovanni Evangelista, cioè “Sant’Agostino” perché chiesa dei monaci Agostiniani. Già in occasione di quella scelta, ma anche in precedenza, si era ipotizzato di trasferire il titolo di Chiesa madre al Tempio Malatestiano. Ma evidentemente pesava ancora la condanna di un pontefice, quel Pio II che nello scomunicare Sigismondo Malatesta gli aveva imputato fra gli altri abomini anche di aver costruito “un nobile tempio a Rimini in onore di San Francesco; ma lo riempì di tante opere pagane che non sembra un tempio di cristiani ma di infedeli adoratori dei demoni”. E ancora a lungo il Tempio fu guardato con sospetto e addirittura qualcuno lo prese d’assalto per distruggerlo una volta cacciati i Malatesta.

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