Marco Tonti capogruppo consiliare di Rimini Coraggiosa ha inviato una lettera aperta a sostegno della corsa di Elly Schlein alle primarie del PD
“Il percorso delle primarie del Partito democratico innesca un dibattito che si estende oltre i confini del partito e coinvolge tutta l’area progressista, qualunque ne sia l’esito. Non è solo una competizione per un o una leader, né solo un passaggio propedeutico al congresso. Io credo che abbia a che fare col ruolo che si vuole avere nella società, di come ci si rappresenta ancora prima di cosa rappresenta. Non è solo una questione di consenso né di voti, è proprio come si intende agire all’interno della società presente e di come vuole incidere su quella futura. Per questo io, pur da esterno, sento il dovere di coinvolgermi in questo processo, come penso dovrebbe succedere a ogni persona.
Quando Elly ha deciso di candidarsi ovviamente ho avuto un certo dispiacere perché Emilia-Romagna Coraggiosa, la lista in cui io sono stato eletto in consiglio comunale e che vede una settantina di persone nelle istituzioni tra consigli e giunte, perdeva la sua voce più forte. Tuttavia, come ho già dichiarato più volte, sono anche contento perché le idee e i valori di Coraggiosa, con l’energia di Elly, possono contribuire a cambiare non solo il PD ma tutto il campo progressista e di sinistra. Non solo quindi un partito che “si occupa” di ambiente, di diritti sociali-civili, di femminismo, di scuola, di tecnologia ma che si fonda sui processi profondi di cambiamento che queste consapevolezze hanno innescato nei e nelle giovani.
L’altro principale competitor, Bonaccini, rappresenta la tradizione rispettabile di un partito solido, radicato nelle amministrazioni, ispirato al “centralismo democratico” e non penso nemmeno lontanamente che con lui il PD sarebbe in cattive mani, anche se la sua posizione a favore dell’autonomia differenziata proprio non mi è andata giù. Tuttavia io credo che se dovesse prevalere il voto per Elly Schlein al ballottaggio (e i risultati nei circoli mostrano che la possibilità è concreta) saremmo di fronte a un cambiamento epocale per la sinistra e per il Paese, perché per la prima volta una donna giovane, lucida, di sinistra rappresenta una candidatura convincente alla guida del principale partito del centrosinistra.
Elly ha avuto un grande coraggio con questa scelta, in primo luogo perché era ben consapevole che sarebbe diventata il bersaglio di tante falsità e insinuazioni, a partire dal suo essere donna e giovane, passando per il suo orientamento sessuale e per finire con un antisemitismo che evidentemente infesta anche aree politiche che davvero non ci saremmo aspettati. Si è candidata da sola, in autonomia e con l’energia di tantissime persone che vedono in lei una speranza di cambiamento, non è stata proposta da nessun maschio alfa maggiorente del partito a fare da “quota rosa” o da candidatura di servizio, e io credo che questa sia la cosa principale che a molti non va giù: non solo donna ma pure autonoma e forte del suo percorso, non intimorita dai valori che porta avanti, che non si fa dettare la linea. Certo, anche lei dovrà fare i conti con le correnti e i potentati che esistono nel PD come in ogni altro partito e per ogni altro candidato, ma per come la conosco sicuramente non è una che accetti compromessi, le regole della sua candidatura e della sua leadership le detta lei e fa benissimo a fare così. Chi ci sta ci sta.
Ho sentito dire su di lei cose incredibili, tra le tante che cambia partito con la facilità di un cappello. Ma che senso ha questa critica? Elly ha cominciato il suo percorso nel PD, e l’ha abbandonato insieme a molti altri e a molte altre in occasione del jobs act di Renzi. Si può darle torto? Ora si candida per realizzare il PD che sognava, mi sembra un percorso di valore e da rispettare.
Io credo che le iscritte e gli iscritti al PD farebbero bene a scommettere su di lei se vogliono appartenere a un partito non solo in grado di guardare al futuro, ma di guidarlo. La lezione statunitense è chiara da questo punto di vista: l’elezione di Biden è stata non la causa ma l’effetto di un partito che si è rinnovato in profondità scommettendo proprio su quella dimensione umana colma di sensibilità che sta attraversando le nuove generazioni e che esige comprensione. La dimostrazione è nel fatto che benché il presidente Biden fosse in calo di popolarità il suo partito ha eletto governatori in stati in cui era in svantaggio e mantenuto il controllo del senato, un fatto abbastanza raro nelle elezioni di mid-term. Sul fronte europeo il riferimento più interessante è quello dei Verdi che in Germania e in Europa hanno consensi a doppia cifra soprattutto perché sono usciti dalla dimensione legata al puro conservatorismo ecologista e hanno saputo interpretare questo senso del mondo che ormai è solido e profondo nella gioventù che ci incalza. Io sono un insegnante di scuola superiore e questo con gli e le adolescenti lo vedo tutti i giorni nelle aule.
In un momento storico in cui le destre sono sempre caratterizzate dalla negazione dei diritti, dalla mistificazione della modernità e dalla compressione delle libertà civili, credo che il PD dovrebbe fare di ciò dei punti centrali delle sue battaglie, abbandonando reticenze e distinguo perbenisti che da sempre intorbidiscono le sue posizioni su queste questioni. Ma uno dei punti centrali più innovativi che Elly porta avanti è non solo la congiunzione dei diritti civili e dei diritti sociali, ma la loro radicale interdipendenza. Non si possono difendere gli uni senza difendere gli altri.
Per questo io credo che il successo di Elly Schlein produrrebbe nel PD e nella sinistra in generale un cambio di prospettiva profonda in grado di attualizzare valori e battaglie storiche senza ripetere ricette trite e vecchie di decenni, né tantomeno, com’è successo, rincorrendo la destra con le sue ricette separatiste, ultrafederaliste e neoliberiste.