Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è nelle zone della Romagna colpite dall’alluvione. Prima tappa a Modigliana dove ha incontrato la cittadinanza. Il Presidente Mattarella si è recato, quindi, a Forlì, in Piazza Saffi, per salutare i volontari impegnati in questa emergenza e incontrare la cittadinanza. Terza tappa al centro di raccolta di beni di prima necessità allestito all’interno della palestra della scuola “Don Milani” di Cesena. Mattarella incontrerà, a Ravenna, una delegazione di coloro che hanno contribuito alla gestione dell’emergenza. Nel pomeriggio sarà a Lugo per visitare il teatro Rossini danneggiato dall’alluvione. Ultima tappa a Faenza dove è previsto l’incontro con i sindaci di tutte le città colpite dall’alluvione.
“Il fatto che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia deciso di stare un’intera giornata in Romagna con tante tappe è il segno di una vicinanza, è il segno più importante per noi”. Lo sottolinea il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, questa mattina a Forlì durante la visita del Capo dello Stato. Che fa seguito a quella della presidente del Consiglio Giorgia Meloni assieme alla presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen.
“Vogliamo rialzare questa terra il prima possibile come per il terremoto”, prosegue Bonaccini, e la presenza di “tanta gente, dai bambini alle persone più anziane, con tutto il sistema del volontariato e i sindaci, indipendentemente dalla loro appartenenza politica, è la forza che questa terra sa tramandare al Paese”. E sul commissario, chiosa, “si vedrà”.
Mattarella è stato accolto con gli applausi entusiastatici dei cittadini di Forlì in Piazza Saffi. Gli agricoltori della Coldiretti gli hanno donato un cesto con i prodotti dell’agricoltura romagnola salvati dall’alluvione, dall’insalata all’aglio, dai ravanelli ai carciofi, dai cetrioli agli asparagi. Il presidente della Repubblica ha dimostrato di gradire assaggiando una fava 100% romagnola.
Un ringraziamento per la sensibilità mostrata dal Presidente con la sua visita nei territori alluvionati ma anche un segno – sottolinea la Coldiretti – della voglia delle imprese romagnole di ripartire l’attività nonostante i mille gravissimi problemi che si trovano ad affrontare, tra campi allagati, aziende franate e la chiusura degli stabilimenti di trasformazione e dei punti vendita aziendali. Acquistare prodotti agricoli e alimentari provenienti dalle zone alluvionate – precisa Coldiretti – è il miglior modo per aiutare concretamente la popolazione facendo ripartire l’economia e l’occupazione dei territori colpiti. La ripresa delle attività di vendita dei prodotti agroalimentari romagnoli è infatti importante per salvare secondo la Coldiretti i circa 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione messi a rischio dall’alluvione.
Si tratta di far tornare a vivere – sottolinea la Coldiretti – un territorio di circa 300mila ettari di superficie agricola dei quali oltre 25mila ettari di frutteti con nell’ordine pesche e nettarine, kiwi, albicocche, susine, pere, kaki, ciliegi e castagni mentre in altri sono 25mila ettari sono piantati vigneti ma ci sono anche migliaia di ettari coltivati ad orticole come patate, pomodoro, cipolla e altro anche per la produzione di sementi. Oltre 60mila ettari sono coltivati a grano duro per la pasta, grano tenero per il pane, orzo, sorgo e mais. Su altri 7mila ettari si estendono le coltivazioni di girasole, colza e soia mentre oltre 40mila ettari sono coltivati ad erba medica per l’alimentazione animale. E’ infatti preoccupante – continua la Coldiretti – la situazione anche degli allevamenti con 250mila fra bovini, maiali, pecore, capre, polli, galline da uova e tacchini e migliaia di animali morti e affogati. L’alluvione – ricorda Coldiretti – ha devastato aziende agricole e allevamenti in una delle aree più agricole del Paese con una produzione lorda vendibile della Romagna pari a circa 1,5 miliardi di euro all’anno che moltiplica lungo la filiera grazie ad un indotto di avanguardia, privato e cooperativo, nella trasformazione e distribuzione alimentare che è stato fortemente compromesso. Ai danni sulla produzione agricola – evidenzia Coldiretti – si aggiungono quelli alle strutture come gli impianti dei frutteti, le serre, gli edifici rurali, le stalle, i macchinari e le attrezzature perse senza contare la necessità di bonificare i terreni e ripristinare la viabilità nelle aree rurali con frane nelle aziende e lungo le strade.
Ma a pesare c’è anche il fenomeno del dissesto idrogeologico – riferisce la Coldiretti – con oltre 30mila persone che vivono in aree a rischio per pericolo di frane tra Ravenna, Rimini e Forli Cesena, assieme a più di duemila unità locali di imprese secondo l’ultimo rapporto Ispra. Sono centinaia le aziende agricole che rischiano di scomparire con terreni letteralmente ingoiati da frane. voragini e smottamenti ma a preoccupare – sottolinea la Coldiretti – sono anche i danni alle infrastrutture con strade interrotte e ponti abbattuti con difficoltà a garantire cura agli animali isolati per le interruzioni nel sistema viario ma anche la commercializzazione dei prodotti scampati al disastro. Nelle aree collinari – precisa la Coldiretti – sono crollati terreni coltivati a seminativo, erba medica, intere vigne e boschi di castagno ma preoccupa anche la situazione degli allevamenti con gli animali, ai quali va garantita acqua e alimentazione ma anche la quotidiana mungitura del latte e il suo trasporto. In pericolo è – continua la Coldiretti – l’importante azione di recupero delle razze storiche da parte degli allevatori, dalle pecore alle capre, dal maiale di Mora Romagnola ai bovini di razza Romagnola, che nel passato avevano rischiato l’estinzione.
Tanti bambini con il tricolore in mano e una nutrita rappresentanza dei molti “angeli del fango”, i “burdel dal paciug”, che stanno aiutando la Romagna a risollevarsi. Non ci sono solo le “ferite” del territorio ad accogliere questa mattina il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita ai luoghi colpiti dall’alluvione. C’è anche l’entusiasmo giovane di chi non vede l’ora di ripartire. Atterra a Forli il presidente e prima del bagno di folla in piazza Saffi visita Modigliana sugli Appennini, un Comune e che gli ultime eventi metereologici hanno cambiato anche morfologicamente. Poco dopo le 11 è nel salotto del capoluogo, accolto dal saluto dei giovanissimi e dal grido “Presidente uno di noi”. Uno striscione recita “La tua presenza per noi è una carezza al cuore”, un secondo ringrazia Mattarella con tante firme e non manca il “Romagna mia ten bota”. I primi a salutare il presidente in piazza sono i bimbi del quartiere Romiti, tra i più colpiti. Il presidente sorride e si ferma, saluta Istituzioni, Forze dell’ordine e volontari. Stringe la mano al sindaco di Forlì Gian Luca Zattini che ricorda come piazza Saffi è un luogo dall’alto “contenuto simbolico” per la citta, dalla Resistenza all’omicidio del senatore Ruffilli. E “qui c’è la forza per rinascere, c’è il futuro, ci sono gli angeli”. Dunque nessun dubbio, “rinasceremo e usciremo dall’incubo”. Non ha dubbi neanche il presidente Mattarella, è “un’esigenza di tutti che l’Emilia-Romagna si rialzi velocemente”, conclude prima di ripartire per gli altri luoghi dell’alluvione. Un salto al quartiere Romiti e poi via verso Cesena, Lugo, Faenza e Ravenna.
Nel suo discorso di benevenuto, il sindaco di Forlì, il leghista Gian Luca Zattini, ha ricordato che quella piazza Saffi è “un luogo simbolico della rinascita, dove nel 1944 furono appesi quattro giovani della nostra Resistenza, sembrava si volesse azzerare tutto invece da quell’immagine è rinata la nostra voglia di rinascere, di recuperare, e abbiamo vinto”. Un passaggio molto apprezzato dal Presidente Mattarella.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Romagna in visita istituzionale ai luoghi più colpiti dalle alluvioni sorvola in elicottero, con il presidente della Regione Stefano Bonaccini, le zone collinari e appenniniche. “Qui – gli fa notare Bonaccini – non ci sono abitazioni, urbanizzazione e cemento. Dopo la seconda guerra mondiale non c’erano nemmeno alberi, siamo la regione più boschiva d’Italia perchè fu fatto un rimboschimento” dopo il conflitto. La siccità, aggiunge “spacca il terreno, in questo comune ci sono 51 frane attive”. “Ferite” le definisce Mattarella prima di atterrare a Modigliana, tra i paesi della collina della provincia di Forlì-Cesena più colpiti, e incontrare il sindaco Jader Dardi. Con il primo cittadino il presidente della Repubblica discute e passeggia per il comune visionando gli effetti di frane e alluvioni. Con tanti bambini e disabili che lo salutano regalandogli alcuni disegni.
Giunto a Faenza, Mattarella ha trovato ad accoglierlo moltissimi sindaci e presidenti di provincia, da Matteo Lepore primo cittadino di Bologna a quelli della Romagna come Enzo Lattuca di Cesena, Michele De Pascale di Ravenna, Jamil Sadegholvaad di Rimimi, Alice Parma di Santarcangelo, Daniela Angelini di Riccione e naturalmente il “padrone di casa” Massimo Isola.
Eppure anche la visita di Mattarella alle zone alluvionate ha avuto purtroppo una coda polemica. Ha sollevare il caso è stato il è il Ministro per la Protezione Civilec Nello Musumeci: “Sono contento che anche il presidente della Repubblica sia oggi sui luoghi alluvionati, come ha fatto tutto il governo e come ha fatto per due volte la presidente del Consiglio. Peccato che oggi non ci sia nessuno del governo a illustrare al Capo dello Stato le criticità, nessuno è stato invitato. Non fa niente, l’importante è arrivare ai risultati”, ha detto a Rainews24. E a chi gli chiedeva perché in Emilia-Romagna con Mattarella non ci fosse nessun rappresentante del governo, Musumeci ha replicato: “Questo non lo so, non è stato invitato”.
A stretto giro però arriva la risposta del consigliere per la stampa del Quirinale Giovanni Grasso: “Il presidente della Repubblica nelle visite nei territori italiani non impone la presenza di esponenti del governo. Essa, peraltro, è sempre gradita dal Presidente Mattarella. È così da sempre, dall’inizio del primo settennato”. E ancora: “Il Quirinale in occasioni del genere non ha mai fatto inviti. Ma se qualcuno vuol venire è benvenuto”.
(Agenzia DIRE)