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Gli Alpini e il contesto

Egregio Direttore,

Le scrivo in merito al pezzo “Alpini, cat calling e piropi” pubblicato su Chiamamicittà.it il 21 maggio. La voglio ringraziare perché leggendo questo illuminante saggio finalmente sono riuscito a chiarirmi le idee su alcune incredibili sentenze emesse dalla Magistratura relative a violenze perpetrate ai danni di alcune donne. Ora ho finalmente capito come mai la Corte di Cassazione qualche anno fa ha annullato una condanna a otto mesi comminata ad un uomo accusato di aver maltrattato la coniuge per tre anni. Il motivo dell’annullamento adesso mi è evidente: il “contesto”, la parolina magica indicata dall’autore del pezzo da Lei pubblicato a giustificazione di alcuni comportamenti tipicamente maschili. Il marito della povera signora, vessata per tre anni, non era manesco e dall’atteggiamento violento, si è trattato di un equivoco: non si era considerato il “contesto” … La moglie di quella persona che io, ingiustamente, consideravo un farabutto, aveva “un carattere forte” e non si lasciava intimidire dall’atteggiamento violento del marito. Se la tapina si fosse fatta consigliare da un avvocato, magari avrebbe evitato di reagire, facendosi massacrare di botte. In questo caso il “contesto” sarebbe stato diverso e l’energumeno sarebbe finito in galera. Invece per colpa del “contesto” le violenze del marito, cito testualmente, “appaiono risolversi in alcuni limitati episodi di ingiurie, minacce e percosse nell’arco di tre anni che non rendono di per sé integrato il connotato di abitualità della condotta di sopraffazione… e quindi il fatto non sussiste” … potenza del “contesto”!

In un altro caso di violenza, invece, i giudici della III Sezione Penale della Corte di Cassazione hanno dimostrato di avere una gravissima lacuna: probabilmente non hanno mai letto i versi di Dante, sottovalutando l’importanza del “contesto” quando un uomo fa violenza ad una donna. Infatti gli improvvidi giudici hanno pensato bene di ribaltare una sentenza emessa in precedenza dalla medesima Sezione Penale che solo qualche tempo prima aveva stabilito che un altro “galantuomo” non avesse commesso reato di violenza sessuale su una ragazza perché la sventurata indossava i jeans, e cito testualmente, “è quasi impossibile sfilare anche in parte i jeans ad una persona senza la sua fattiva collaborazione perché trattasi di operazione che è già difficoltosa per chi li indossa” … Chapeau! Quei giudici conoscevano bene il significato e la valenza del “contesto”! E che dire di quella povera ragazza, sprovveduta! Avrebbe dovuto chiedere lumi a qualche “azzeccagarbugli”, che le avrebbe suggerito di indossare una gonna, magari senza i collant, così difficili da sfilare. In questo modo il “contesto” sarebbe stato diverso, ed i giudici avrebbero spedito immediatamente in galera il violentatore, senza aspettare anni per una sentenza riparatrice!

Sa cosa Le dico, caro Direttore? Dopo aver letto l’articolo da Lei pubblicato saprò a chi chiedere un consiglio quando mia figlia deciderà di uscire la sera con le amiche per andare in centro a mangiare il sushi: contatterò un avvocato che spiegherà a me ed a mia figlia l’importanza del “contesto”, così da evitare che la poverina possa essere importunata da qualche molestatore e cadere nel grossolano errore di denunciare quel bastardo, chiedo venia, quel poverino che in buona fede, come Dante, intendeva solo “laudarne la beltade” … E comunque guai ad indossare i jeans e ad opporre resistenza! E se, tornando a casa, qualcuno la apostroferà in modo pesante, lei dovrà rispondere: “Muchas gracias, senor!” Ricordati, figliola, del “contesto” …

Distinti saluti

Marco Alessandrini

Risponde Giuliano Bonizzato

Caro Marco

Ho controllato il tuo indirizzo di posta elettronica e non ci sono dubbi di omonimia. A scrivere questa e-mail sei stato proprio tu socio del mio Club, già ufficiale pilota dell’aeronautica militare ora in pensione. Evidentemente non Ti sei accorto che l’autore del pezzo ’Alpini, cat calling e piropi’ è il Tuo vecchio amico Gibo proprio quello di cui, lo scorso anno, hai presentato l’ultimo libro!

Bene, carissimo. Le tue osservazioni hanno suscitato in me una certa perplessità. Escludo, infatti, che Tu possa nutrire dubbi sul comportamento di un Corpo glorioso e unico al mondo sapendo benissimo, oltretutto, che, nonostante le lamentele delle Associazioni femminili, nessun effettivo illecito è stato ravvisato nel comportamento tenuto dalle Penne Nere nella nostra città né, tantomeno, altrove. Per il resto è pacifico che, nel caso riminese, il ‘contesto’ socio culturale abbia avuto la sua importanza, considerato che perfino un ‘benedeta la mama che t’ha fato’ ha dato luogo a una denuncia per cat calling.
Prendo anche atto che te la prendi con la Suprema Corte in quanto, (esaminando, come è suo compito, quel ‘contesto’ che chissà perché, Ti appare tanto ‘magico’) ha confermato il proscioglimento dei due ‘bastardi’ che Tu avresti invece voluto in galera.
Evidentemente ignori quanto sia decisivo nei processi penali e, in particolare, proprio per i reati di maltrattamenti e violenza sessuale, l’esame delle circostanze in cui si sono svolti i fatti.
D’accordo. Un ex pilota d’aereo non è tenuto a saperne quanto un ‘azzeccagarbugli’ ma insomma mi sai dire, in tutto questo, cosa c’entrano gli Alpini? Che ‘ci azzecca’ la tua mail con un articolo che ha semplicemente dato atto che, a Udine, tutto si è svolto nel modo migliore, proprio in virtù dell’esperienza riminese?
E perché poi (questo sì che è un mistero!) un mio collega dovrebbe consigliare la propria cliente a farsi massacrare di botte (necessariamente in maniera continuativa, sistematica e per un congruo lasso di tempo) onde far condannare il marito per il gravissimo reato di maltrattamenti contro i familiari (da 3 a 7 anni) anziché per quello di lesioni lievi? O addirittura consigliare una ragazza a togliersi collant e jeans onde evitare il possibile proscioglimento dell’asserito violentatore per insufficienza di prove circa il dissenso della vittima e conseguente inesistenza dell’elemento soggettivo del reato?
Magari me lo spiegherai alla prossima riunione. .

Cordiali saluti.

Giuliano

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